Enrico Mentana ieri sera dal palco del ‘Campus Party’ di Rho Fiera ha di fatto lanciato ufficialmente il suo nuovo progetto, quel giornale under 33 che ancora non ha una data e un nome ma che tanto fa sperare i giornalisti in erba, un progetto che necessariamente, come accenna l’ex direttore del Tg5, “avrà dei garanti”.
L’attuale direttore del Tg di La7 ha spiegato: “Cairo non sara’ il mio editore, potrebbe darmi una mano con la pubblicita’. Mi piacerebbe che questo progetto spingesse verso nuove assunzioni di giovani. Se ci fosse una seria detassazione per tutti i settori d’impresa non ci sarebbero più alibi”.
Un Mentana che inquadra il fallimento della Buona Scuola come causa della caduta di Renzi (“voleva accontentare tutti e alla fine non ha accontentato nessuno”, dice) e che non valuta “di destra o di sinistra” la solidarieta’ ai migranti, perche’ “si tratta soltanto di umanità”.
Insomma, un (lunghissimo) discorso motivazionale, circa un’ora e mezza di intervento, piu’ che una vera e propria presentazione tecnico-organizzativa del progetto, un incontro che ha voluto promuovere in primo luogo l’innovazione dell’approccio del giovane al mondo del giornalismo e del lavoro in generale, con parziale focus sul futuro (incerto) della stampa cartacea e della stampa tutta, costretta ad interrogarsi e a cambiare.
La stampa, infatti, è destinata, se non a sparire, ad arrivare sempre meno al pubblico. Bisogna puntare sulle nuove tecnologie: “Gran parte dei giornali internazionali gia’ sono su altri supporti che non sono la carta stretta – evidenzia Mentana – infatti il problema di fondo sara’ capire come sara’ l’evoluzione e in effetti nessuno lo sa capire, ma soprattutto nessuno sa capire come remunerare il lavoro giornalistico”.