Dal 2000 al 2014 nel mondo sono stati uccisi 1298 giornalisti e nel 2015 il conto finora e’ gia’ a 30 vittime. Per quanto riguarda i giornalisti italiani, negli ultimi 50 anni ne sono stati uccisi 28, 11 in Italia e 17 all’estero. L’ultimo in ordine di tempo e’ Simone Camilli, a Gaza nel 2014. Inoltre in Italia negli ultimi sette anni 2305 giornalisti hanno subito minacce e nel 2015 sono stati gia’ documentati 108 casi, tenendo anche conto che nove intimidazioni su 10 restano segrete, perche’ il minacciato ha paura di denunciare.
Sono fra i dati diffusi oggi da Ossigeno per l’informazione-Osservatorio Fnsi-Ordine dei Giornalisti sui cronisti sotto scorta e sulle notizie oscurate in Italia con la violenza, al convegno a Roma ‘Libri e giornali. Che cosa si puo’ pubblicare senza finire in galera. La legge e gli abusi’ all’interno del seminario di formazione continua dei giornalisti dal titolo ‘Rettifiche e diffamazione’.
Tra i temi principali dell’incontro, il disegno di legge sulla diffamazione a mezzo stampa che "abbiamo in terza lettura alla Camera dopo che il Senato ha cambiato il testo approvato un anno fa – ha spiegato Walter Verini, capogruppo Pd in Commissione giustizia alla Camera e relatore del ddl -. Voteremo in Commissione sugli emendamenti dopo il 4 giugno. Il disegno di legge sara’ discusso a fine giugno in aula, poi tornera’ al Senato, spero possa essere approvato in tempi brevi". Tra i provvedimenti previsti "l’eliminazione del carcere per il reato".
La nuova legge "e’ attesa da decenni per riparare tutta una serie di danni e abusi – ha ricordato Alberto Spampinato, giornalista parlamentare, gia’ quirinalista dell’ANSA, direttore dell’osservatorio Ossigeno per l’Informazione -. Negli ultimi quattro anni, da ottobre 2011 a febbraio 2015, ci sono state condanne per diffamazione con pene detentive almeno 18 volte, per complessivi 15 anni di carcere. L’esecuzione e’ stata sospesa per tutti i casi tranne due, nei quali i giornalisti hanno scontato alcuni giorni di carcere, ottenendo poi dal Presidente della Repubblica la grazia, che ha comminato la pena in una multa".
"Noi non abbiamo nessun interesse a proteggere i malfattori tra noi – ha ribadito Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti – e se riusciamo a pizzicarli li cacciamo. Il comportamento scorretto di pochi non deve sporcare il lavoro dei tanti colleghi coscienziosi".
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