Parla Davide Matrone, docente di analisi politica dell’Università Politecnica Salesiana e giornalista, che da dodici anni vive in Ecuador.
A colloquio con Fanpage.it racconta l’attacco armato messo a segno nei giorni scorsi da bande legate al narcotraffico che hanno colpito in diverse zone del Paese.
“Noi ‘comuni mortali’ siamo molto preoccupati perché questa situazione di coprifuoco, anche se non ufficiale, va avanti da tempo. Qui non si può fare una vita normale e tranquilla come si vorrebbe, soprattutto al calare della luce, la notte le strade diventano zona di nessuno”.
“Si vive sempre con la preoccupazione e la paura, e solo alla luce del sole, giorno per giorno. Di sera ci si chiude in casa, si sta in famiglia. Io sono ormai quattro anni che non vado più al mare, perché la costa è zona delle bande ormai, lì di giorno e di notte fanno il buono e il cattivo tempo. Bisogna limitarsi all’attività lavorativa, non andare in zone che non si conoscono, muoversi in taxi o con la macchina sempre”.
“Non è il massimo vivere oggi in Ecuador. Ci sono stati momenti decisamente migliori e sono stati più di quelli brutti, ma oggi sconsiglio a un italiano di venire a vivere o per fare un’avventura qui, lo sconsiglio con tutto il cuore. Vivo in Sud America da 15 anni e sono in Ecuador da 12. Il sentimento che ti esprimo ora, lo provo da tempo: sono anni che sono stanco di questa situazione. Da alcuni anni di episodi simili, anche se non in questa modalità e con questi attori, ce ne sono stati diversi”.
“Siamo in una fase in cui ci sono due attori, lo Stato e la criminalità, frammentata in varie bande, che stanno progressivamente aumentando la posta, per vedere come risponde l’altra parte; non sappiamo se degenererà o se si arriverà a un patto”.