Io pago, tu paghi, egli paga. Le tasse. Essi non le pagano, evadono: sono il popolo dell’Italia sommersa. Se lor signori facessero il loro dovere di cittadini, l’economia del Paese non sarebbe così ai verbi difettivi e non ci sarebbe bisogno di manovre a ripetizione per aggiustare i conti dell’Italia. Quegli sbilanci che hanno messo mezza nazione sul lastrico o in mezzo a una strada. I normali pagano, loro no. Evadono, lo sanno tutti, ma quelli grossi, i grandi evasori, chissà perché (o meglio, si sa perché) non vengono perseguiti. Gli altri, questi, riuscivano a farla franca pure loro. Il redditometro li ha smascherati, non ancora tutti, ovvio, ma i risultati dei primi sette mesi dell’anno aprono il cuore alla speranza. E consegnano numeri incredibili ai cittadini perbene: scoperti da gennaio a oggi 9.933 evasori per un totale di 17 miliardi e mezzo di euro non dichiarati. Bingo, verrebbe voglia di dire. O tombola, per dirla alla maniera nostra. Cinquemila evasori totali, 17 miliardi nascosti allo Stato, e tante, tante altre cose.
La Guardia di Finanza ha scoperto 19.250 lavoratori irregolari, di cui 9.252 impiegati completamente in nero da parte in oltre 3.000 datori di lavoro. Un popolo, in ogni caso. Italia sommersa ed economia sommersa danneggiano le casse dello stato. Che cosa non potremmo permetterci con quei 17 miliari nascosti? Tante cose, grandi cose. I cinquemila evasori totali appartengono a soggetti individuati, che pur svolgendo attività imprenditoriali o professionali, erano del tutto sconosciuti al fisco. I suddetti hanno usufruito di servizi pubblici mai pagati, ricorrendo a svariati tipi di escamotage: beni e patrimoni spesso intestati a prestanome o a società di comodo. Oltre mille, 1.171 evasori totali, sono stati denunciati per omessa dichiarazione dei redditi. Aperto il primo fronte, la Guardia di Finanza ha proseguito nell’opera di smascheramento. Sono venuti giù altre paratie: frodi, lavoro nero, sfruttamento della mano d’opera irregolare. Fronti spesso connessi con quello dell’evasione.
Su oltre 19.000 casi, la Finanza ha rilevato fenomeni di “caporalato” collegati a gravi forme di prevaricazione e violenza sui lavoratori. Immigrati e clandestini, sottopagati, costretti a lavorare in condizioni igienico-santarie e in aperta violazione delle norme di sicurezza. Espedienti ed escamotage per fregare lo Stato e non pagare i contributi dovuti ai lavoratori. Da crisi aziendali simulate al falso no profit. Il vasto panorama degli stratagemmi utilizzati nel campo dell’economia sommersa e del lavoro nero.
Frequenti i casi eclatanti. A Torino una società di commercio all’ingrosso di abbigliamento ha occultato 24 milioni di euro, poi ha simulato la crisi aziendale, che non c’era, non esisteva. Sessanta dipendenti licenziati per nascondere le vendite in nero e mettere al riparo i beni in una società appena costituita. Evasioni totali a macchia di leopardo. Evasori presenti in tutta Italia. A Treviso sono stati individuati due night club travestiti da associazioni culturali no profit. Hanno impiegato 108 lavoratori in nero ed evaso le imposte per milioni di euro, invece di occuparsi di promozione del tempo libero attraverso iniziative culturali e ricreative a carattere volontario. Come avevano dichiarato e come avrebbero dovuto fare: le no profit non devono avere finalità di lucro. La Guardia di Finanza si è mossa a trecentosessanta gradi. Anche sul fronte finalizzato, nei fittizi rapporti agricoli, all’ottenimento di indebite prestazioni previdenziali e dell’irregolarità di rapporti di lavoro precario. Laddove è evidente che l’imponibile accertato è altra cosa rispetto alla riscossione effettiva. Ovvero, il danaro che concretamente affluisce nelle casse dello Stato dopo i vari livelli di giudizio. La cifra, in forte aumento degli ultimi anni, si
aggira attorno al 12%.
Il mercato dei falsi è strettamente legato al sommerso. Le Fiamme Gialle hanno sequestrato 64 milioni di prodotti contraffatti, con oltre 5.000 responsabili denunciati, 50 dei quali arrestati. Risultavano affiliati ad organizzazioni criminali.
Tornando a bomba, in provincia di Palermo su 20 esercizi controllati (bar, pasticcerie, stabilimenti balneari), 18 sono risultati irregolari per quanto riguarda la posizione dei dipendenti. In un ristorante la metà dei lavoratori non era in regola, 6 su 12. Cinquecentosessantaquattro i lavoratori irregolari individuati a Brindisi: 329 completamente in nero. Precedenti approfondite indagini avevano consentito l’arresto di 15 responsabili di un’associazione per delinquere dedita a gravi reati. Sapete nei confronti di chi? Extracomunitari sottopagati e pesantemente sfruttati. Niente di nuovo sotto il cielo sempre più grigio di questa nostra Italia. Opaca e sommersa, che ha fregato il Fisco sottraendogli 17 miliardi in sei mesi. Un colpo grosso, alla faccia delle manovre economiche o finanziarie.
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