Troppo facile per Silvana Mangione, come per tanti altri, criticare la parole pronunciate da Silvio Berlusconi durante una telefonata privata, telefonata intercettata e – naturalmente – pubblicata. “Me ne vado da questo Paese di merda”, ha detto il premier, sfogandosi al telefono con il suo interlocutore.
Troppo facile prendersela per l’ennesima volta con il presidente del Consiglio: come sparare sulla croce rossa. Va bene che strumentalizzare certe questioni è ormai la regola per certa sinistra, ma bisognerebbe pur sempre avere la consapevolezza che a furia di menare ogni volta verso la stessa direzione si rischia di cadere nella demagogia pura e nella retorica che a nulla serve se non a sembrare più santi, tutti, di quel che in realtà si è.
Chissà quante volte la signora Mangione ha pronunciato frasi e parole, durante le sue conversazioni telefoniche private, che se venissero rese note le potrebbero causare qualche imbarazzo. Non ti è forse mai successo, cara Silvana, ti sfogarti al telefono con un collega, con un’amica, che ne so, con un consigliere del Cgie di cui anche tu fai parte, sul modo di fare politica che c’è in Italia, sulle cose che non vanno, sul ministero degli Esteri che non ascolta, sui soldi che non bastano mai, sulla tua candidatura con l’Unione nel 2006, che però non ti ha portato in Parlamento, nonostante forse te lo meritassi pure… E magari voler mandare tutto al diavolo? Certo, tu non sei il presidente del Consiglio italiano, ma rappresenti anche tu in qualche modo le istituzioni, essendo membro del Consiglio Generale degli Italiani all’estero. Chissà, forse qualche volta hai anche tu imprecato verso quest’Italia che è bella solo quando si tratta di “grandi bellezze naturali e create dall’uomo, di splendida filosofia di vita e di infinite capacità intellettuali” – che scoperta! – ma che poi, se vai a guardare ciò che succede ogni giorno nella vita sociale e politica dello Stivale, così tanto bella non è.
Non è bella un’Italia dove una parte della magistratura è estremamente politicizzata, e anziché pensare a fare il suo dovere fino in fondo, pretende di fare politica, appunto. E non si tratta solo di Silvio Berlusconi: il governo Prodi è caduto perché il ministro Mastella ha lasciato, ricordi?, proprio perché schifato da giudici troppo invadenti, troppo targati politicamente.
Non è bella un’Italia dove un presidente di Regione viene sgamato mentre va a trans e poi ammette: “Facevo anche uso di cocaina”; non è bella un’Italia dove il vicepresidente di un partito si reca in villeggiatura insieme alla sua nuova fiamma con l’auto di servizio, scorta compresa: e noi paghiamo. Non è affatto bella un’Italia dove migliaia di giovani sono costretti a lavorare a 400, 500 euro al mese, 8 ore al giorno, 6 giorni su 7, in nero, senza un briciolo di contributi o garanzie, per tentare almeno di sopravvivere, per avere almeno una speranza che domani andrà meglio. Non è bella un’Italia dove c’è chi guadagna 15mila euro al mese per lavorare due giorni a settimana e acquisisce il diritto alla pensione dopo pochi anni, mentre un comune cristiano per maturare il diritto alla pensione deve sgobbare una vita.
Non è bella un’Italia che vede un senatore finire dietro le sbarre perché accusato di essere arrivato a Palazzo Madama grazie ai voti della ‘ndrangheta; non è bella un’Italia rappresentata da un viceministro degli Esteri che va in Africa per un safari, invece di incontrare la comunità italiana locale; non è bella un’Italia che prima elegge democraticamente il proprio capo del Governo e poi non lo fa lavorare in pace.
Eh no, troppo facile criticare il premier su parole pronunciate durante una telefonata privata, in particolar modo pronunciate lo stesso giorno che il gruppo Fininvest veniva condannato a pagare una megarisarcimento al gruppo di De Benedetti per il lodo Mondadori. Di certo quel giorno al Cavaliere tutto poteva sembrare l’Italia, tranne che un BelPaese.
Certo, capisco Silvana Mangione: dentro la battaglia politica, tutto è lecito. Del resto per questa frase Berlusconi è stato crocifisso da tutta la stampa italiana schierata a sinistra, dalle televisioni vicine all’opposizione, dai programmi di approfondimento trasmessi dalle reti tv di Carlo De Benedetti (ma qui nessuno mai parla di conflitto d’interesse, perché?).
E allora sai che c’è, cara Silvana Mangione? L’Italia E’ un Paese di merda, e prima ne prendiamo atto, tutti insieme, prima potremo fare qualcosa per migliorarlo. Perché forse con l’articolo che hai scritto hai colpito la pancia di qualche lettore, ma di certo non hai fatto del bene al tuo Paese, tu che pensavi con il tuo pezzo di fare proprio il contrario. Non hai difeso l’Italia, in realtà, ma l’hai condannata ad una ancora peggiore figura oltre confine.
A nessuno frega nulla del Rubygate; e anche il governo Prodi è andato avanti per molto tempo a colpi di fiducia, sorretto dai senatori a vita e da quel Pallaro “ballerino” che non ci siamo certo dimenticati. Silvio Berlusconi ha chiarito il giorno dopo: resto in Italia, ha detto, per continuare a combattere, per contribuire a renderla un Paese migliore, più efficiente, più vicino ai cittadini, più competitivo a livello mondiale. Il Cavaliere non molla, alla faccia di chi lo vorrebbe già ad Antigua o – meglio ancora, per qualche odiatore di professione – sottoterra.
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