Un paio di mesi fa su ItaliaChiamaItalia abbiamo dato una notizia che è apparsa anche su altri organi di stampa: l’italiano è la quarta lingua più studiata nel mondo, dopo inglese, spagnolo e cinese. Un dato che ha sorpreso molti, anche perché in tanti non sono riusciti a spiegarsi come mai la nostra lingua fosse così apprezzata, seguita e ricercata oltre confine.
Aldo Giannulli firma un articolo su AgoraVox e prova a spiegare perché il nostro idioma sia subito dopo il podio. Per lui le prime tre ragioni “sono abbastanza logiche: l’inglese è la lingua di un miliardo e mezzo di persone (mettendo nel conto anche gli indiani) ed è la principale (ma non l’unica) lingua franca del Mondo. Lo spagnolo è la lingua di mezzo miliardo di parlanti ed è in rapida espansione negli Usa; quanto al cinese, non solo è la prima lingua di un miliardo e mezzo di parlanti, ma è la lingua del principale paese emergente (forse è meglio dire ”Emerso”) e seconda potenza mondiale”.
L’Italiano, però, è la lingua “di poco più di sessanta milioni di parlanti (forse settanta se ci mettiamo dentro eritrei, albanesi, somali che lo conoscono e un po’ di italiani all’estero), di un paese relativamente piccolo ed in decisa decadenza, ignorato dalle grandi potenze e ridicolizzato dai suoi piccoli politici passati e presenti. Precede lingue come il francese, il tedesco, il russo, il portoghese, il giapponese, come si spiega?”.
Beh, troppo spesso ci si dimentica “che l’italiano è la lingua franca di uno dei principali soggetti geopolitici mondiali: la Chiesa Cattolica. La lingua ufficiale della Chiesa, come si sa, è il latino, ma quella in uso fra i prelati (e spesso anche i semplici preti) di nazioni diverse è soprattutto l’Italiano che è parlato correntemente in Vaticano ed usato prevalentemente dal Papa, vescovo di Roma, anche se non si tratta più di un italiano da quasi quaranta anni. Ed anche in ordini religiosi con i salesiani o i gesuiti, la lingua corrente è l’italiano”.
C’è un altro aspetto da considerare. La grande emigrazione italiana, un fatto storico, che ha contribuito non poco a esportare il nostro idioma. “Circa 40 milioni di persone sparse soprattutto in Argentina, Usa, Canada, Australia, Germania, Francia e Belgio e non pochi figli e nipoti si sono mantenuti bilingui”.
Giannulli continua: “C’è poi l’importanza dell’Italiano sul piano culturale ed anche qui si sono dimenticate troppe cose. In primo luogo si dimentica che l’italiano è la lingua principale del melodramma e nel mondo ci sono tanti melomani che apprezzano molto la nostra musica lirica, basti pensare al successo mondiale avuto da Pavarotti dagli anni ottanta in poi”.
L’autore dell’articolo parla poi della “letteratura italiana, una delle primissime a livello mondiale”, insieme all’arte italiana, “in particolare del Rinascimento, ma non solo”, che fa dell’Italia “una delle principali mete turistiche nel Mondo”. Tutte ragioni che spiegano come mai la lingua italiana sia così apprezzata all’estero. E poi, per concludere, come dimenticare la cucina italiana? L’enogastronomia italiana, le eccellenze del nostro made in Italy, contribuiscono alla diffusione anche della nostra lingua, insieme certamente alla moda, che spesso nel mondo parla italiano.
Conclusione? Gli italiani di oggi dovrebbero ricordarsi più spesso da dove provengono, qual è la loro Storia, e dovrebbero essere maggiormente coscienti del fatto che oltre confine l’Italia viene vista ancora come un Paese unico al mondo, anche grazie alla propria storia e cultura, oltre alle bellezze naturali e al “petrolio” del made in Italy che hanno reso lo Stivale famoso nel mondo.
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