Finalmente se ne torna a parlare. Grazie al coraggio e alla tenacia di Benedetto Della Vedova, attuale sottosegretario agli Esteri, si riapre la discussione politica sul tema della cannabis. Della Vedova nei giorni scorsi ha depositato in Parlamento una proposta di legge che, se dovesse passare, consentirebbe agli italiani di coltivare in casa fino a cinque piantine di marijuana e di possedere una quantità limitata di ganja. Sull’erba prodotta, si pagherebbero le tasse. Il sostegno alla proposta di Della Vedova è forte ed è trasversale, dunque la speranza che questa volta il disegno di legge possa passare è concreta. E sarebbe una vera e propria rivoluzione.
Del tema se ne sta discutendo sempre più su giornali e tv. Dice Luxuria in una intervista radiofonica: “Gli italiani si fanno le canne. Prendiamone atto. Perché in Italia è legale che un ragazzo si possa fare tre gin tonic e non si possa fare una canna? Fa molto più male l’alcol della cannabis”. Ha completamente ragione. E non si capisce, tra l’altro, perché lo Stato possa vendere sigarette, che uccidono, lucrando sul vizio degli italiani fumatori, mentre non possa fare lo stesso con la cannabis.
Sono milioni gli italiani che fumano erba periodicamente. E’ una questione sociale di fronte alla quale la politica non può chiudere gli occhi. E’ suo dovere occuparsene. E sbaglia chi sostiene che parlare del tema e affrontarlo in Parlamento sia una perdita di tempo. Al contrario, portare avanti questa battaglia è una questione di giustizia che interessa tantissimi connazionali, di tutte le età.
Basta aprire gli occhi e farsi una passeggiata per le strade e le piazze della nostra città, una sera qualsiasi. Lo spinello c’è, è sempre presente. Anche in spiaggia, in questi giorni d’estate, gente che rolla e che fuma a qualsiasi ora del giorno. Un mercato, quello delle droghe leggere, assai florido. E che ingrassa la criminalità organizzata. E quanti sono in carcere perché in possesso magari di un paio di canne (o magari gli è stato ritirato il passaporto, oppure la patente) o perché hanno scelto di coltivare in casa propria un paio di piantine di maria? Quanti hanno rischiato la propria libertà e la propria incolumità per recarsi dallo spacciatore di turno e comprare qualche grammo di fumo?
Diversi Paesi nel mondo, dal Sud America agli Stati Uniti, hanno capito che la politica proibizionista non ha portato risultati e dunque hanno pensato bene di legalizzare l’uso della marijuana, tassandola e garantendo allo Stato entrate importanti. Se parliamo di diritti civili per le coppie di fatto e per i gay, se c’è chi vuole abolire la legge Merlin per regolarizzare e tassare la prostituzione (altra battaglia che condividiamo fortemente), non si capisce perché rispetto al tema della cannabis uno dovrebbe storcere il naso.
Vero, la marijuana resta una droga (come alcol e nicotina) e le droghe, tutte, fanno male. Questo deve essere chiaro a chiunque. Ma allo stesso tempo diversi studi dimostrano che la marijuana ha tante proprietà benefiche e che se usata senza abusarne può aiutare a dormire meglio, a combattere l’ansia, l’anoressia, l’inappetenza. E in certi casi può dare anche benefici agli sportivi, aumentano le capacità respiratorie. Proprio così, come fosse una vera e propria medicina. E infatti la marijuana viene utilizzata sempre più anche a scopo medico.
Oggi sono moltissimi coloro che in casa coltivano erba. E tanti i negozi che vendono semi e strumenti per la coltivazione in casa. Lo fanno al confine della legalità. Perché vendere semi (per “collezionismo”…) e strumenti per la coltivazione non è reato: ma si entra nell’illegalità una volta che in casa si inizia a coltivare erba. Anche se solo per uso personale.
Al di là dell’opinione di ciascuno, al di là della battaglia tra favorevoli e contrari, la situazione che si è venuta a creare in Italia, con una media di cento spinelli l’anno fumati da tantissimi italiani, suggerirebbe buon senso. In galera ci vadano ladri e corrotti, non chi decide di farsi uno spinello. Perché alla fine, per dirla con Venditti, “le bombe delle sei non fanno male. E’ solo il giorno che muore”.
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