Niente Ebola per la giovane modenese ricoverata a Istanbul che non ha contratto neppure la malaria. Fermata al rientro dal Ciad e portata in ospedale con straordinarie misure di sicurezza, e’ stata vittima solo di problemi gastrointestinali e della psicosi per il virus. Negativi anche gli esami su un amico che si era fermato con lei. Stanno bene e sara’ presto organizzato il loro rientro. Ma le paure hanno ragione di essere, ad ascoltare quanti i focolai di infezione li hanno visti da vicino, alla luce anche dei bollettini quotidiani che indicano un allargamento dell’area colpita, con la conferma del coinvolgimento della Repubblica democratica del Congo (ex Zaire).
In Italia, comunque, il sistema di allerta e’ attivo in tutto il Paese. Le Regioni hanno tutte rispettato le indicazioni della circolare ministeriale del 13 agosto per affrontare l’emergenza Ebola, afferma l’assessore alla Sanita’ del Veneto, nonche’ coordinatore della commissione Sanita’ delle Regioni, Luca Coletto che sottolinea come in linea con i dettami ministeriali "sono stati rafforzati i controlli su tutti gli scali e tutte le strutture sono state allertate".
L’epidemia da virus di Ebola in Africa occidentale e’ "senza precedenti" anche per l’alta percentuale di medici, infermieri e altri operatori sanitari colpiti. Ad oggi, piu’ di 240 operatori sanitari hanno sviluppato la malattia in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone, e piu’ di 120 ne sono morti, afferma l’Organizzazione mondiale della sanita’ (Oms). Tra i fattori che possono spiegare l’alta percentuale di personale medico infetto, l’Oms menziona la carenza di mezzi di protezione individuale o il loro uso improprio, la scarsita’ di personale medico per una epidemia di tali dimensioni e la compassione che spinge il personale medico a lavorare in reparti di isolamento ben oltre il numero di ore raccomandato.
Per l’Oms, il pesante tributo pagato dagli operatori sanitari in questa epidemia ha inoltre conseguenze che ostacolano ulteriormente gli sforzi di lotta al virus. E la conferma dell’epidemia di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc, ex Zaire) crea una nuova emergenza, dice Medici senza Frontiere, gia’ impegnata a fronteggiare l’epidemia di Ebola in Africa Occidentale. "Serve che altre organizzazioni si facciano avanti e uniscano le forze per supportare il Ministero della Salute: noi non riusciremo a farlo da soli" afferma Jeroen Beijnberger, coordinatore medico di Msf nell’RDC.
L’organizzazione, presente nel Paese da piu’ di trent’anni, sta inviando medici, infermieri, esperti di logistica e di igiene nell’epicentro dell’epidemia. Msf sta realizzando, in collaborazione con il ministero della Salute RDC, un centro per il trattamento dell’Ebola a Lokolia, l’area piu’ colpita dall’epidemia nel distretto sanitario di Boende. "In questo momento il nostro obiettivo principale e’ contenere la diffusione della malattia e proteggere altre persone dal contagio", continua Beijnberger. Sebbene non si possa escludere in modo categorico, a oggi non e’ stato stabilito un legame diretto tra questa epidemia e quella in Africa Occidentale.
"Per ora consideriamo il manifestarsi dell’Ebola in Rdc una sfortunata coincidenza – ha detto Beijnberger – stiamo cercando di confermare l’origine dell’epidemia, ma in questo momento non ci sono elementi che mostrino un legame diretto con quella diffusa in Guinea, Libera e Sierra Leone".
Intanto in Nigeria il ministero della salute ha fatto sapere oggi che nelle strutture sanitarie non ci sono piu’ ricoverate persone contagiate, dopo la guarigione dei due ultimi pazienti. In tutto sono guariti in sette su 13 contagiati.
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