Arte e storia. Ricostruita a Firenze la facciata del Duomo com’era nel Trecento. Il mega spazio aprirà giovedì prossimo con una giornata ad ingresso gratuito per il pubblico. Una meraviglia, un’autentica meraviglia, nella città che meglio rappresenta l’arte in Italia. Tre piani, venticinque sale, e la facciata che mette i brividi. Bellissima, emoziona, commuove.
Piazza del Duomo diventa un museo. All’interno dello spazio anche una sezione sui progetti del dopo demolizione della incompiuta facciata amalfitana. Dal Cinquecento epoca dei modelli lignei fino all’Ottocento, data del disegno. Sopra l’ingresso, la statua della Madonna in trono.
Riscoperta anche una delle statue che affollavano la facciata trecentesca. I sarcofaghi erano addossati per secoli ai marmi del Battistero. Se potete, non dovete perdervela questa bellezza assoluta. La grande bellezza di Firenze. Questo non è un museo come altri a Firenze, città dotata di capolavori ricchissimi. Il Museo dell’Opera del Duomo è una meravigliosa scenografica rappresentazione di tutto quanto costituisce la struttura del centro cattolico della città. La Cattedrale, il Campanile di Giotto, la Cupola di Brunelleschi, il Battistero. La Cupola con i suoi pannelli lignei, e alla base le macchine originali di cui si servì lo stesso Brunelleschi, e la riproduzione in scala della Cupola e un modello in legno attribuito all’architetto.
Il nuovo allestimento è firmato da monsignor Timothy Verdon, con il supporto dell’architetto Adolfo Natalini e Mario Magni. “Il modello è quello del Pergamon di Berlino e del Met di New York”, ha illustrato monsignor Verdon, nella conferenza stampa di presentazione dell’evento imminente. “Qui è stato ricreato lo spettacolo della bellezza che porta al divino”. Estremamente incisive le parole di Franco Lucchesi, presidente dell’Opera del Duomo. “Questo è il film del nostro grande complesso del Duomo. I registi sono gli architetti e gli attori: Michelangelo, Donatello, Arnorfo di Cambio, Luca Della Robbia”.
La piazza del Museo presenta nei dettagli plurime meraviglie. Il restauro dell’Opificio delle Pietre Dure ha restituito le dorature alla Porta Nord. La Galleria del primo piano espone le statue che sembrano affacciarsi sulla piazza. Al piano terra la sala della Maddalena Penitente di Donatello. La sinopia riporta i disegni del Vasari e dello Zuccari. In primo piano, nella sala del Campanile di Giotto le cinquantaquattro formelle che adornavano il campanile, dedicate ai missionari. La tardiva Pietà di Michelangelo, realizzata quando aveva settantacinque anni, è esposta in una sala a sè stante. Posta su un piedistallo, la tardiva Pietà può essere vista e ammirata da qualsiasi angolatura. Le pareti e il pavimento in pietra serena, con l’ausilio della luce e dello stesso piedistallo danno l’impressione di un’opera su un altare che mette insieme la figurazione umana e la dimostrazione sacra. Luminosa, spettacolare, straripante magnificenza la sala dedicata alla cupola del Brunelleschi.
L’operazione di rifacimento e restauro è iniziata nel 2000, in occasione dell’acquisto da parte dell’Opera del Duomo dell’ex Teatro degli Intrepidi diventato garage, per ampliare il museo. L’opera è poi proseguita con una temporanea assegnazione del progetto all’architetto catalano Santiago Calatrava. Un lavoro terminato nel 2012, costato 45 milioni. Sono così riemersi dai depositi duecento opere non visibili nel vecchio museo, restaurato a tempo di record. Un gran bel lavoro eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure, compresi due enormi quadri cinquecenteschi che si credevano perduti. Erano arrotolati.
Il Pergamon di Berlino, a ben vedere, è presente con la ricostruzione dell’Altare di Pergamon e della Porta di Babilonia a grandezza naturale. Il Met di New York, dove nel 1978 è stato ricostruito non solo il tempio egiziano di Dendur. Nel caso del Museo del Duomo non è esatto parlare di ricostruzione, ma di rievocazione. Chiunque può osservare che il modello della facciata, realizzato da Opera Laboratori Fiorentini, non è l’originale. La Sala del Paradiso consente di vedere la piazza com’era cinque secoli fa. Da un lato, la facciata di Arnorfo di Cambio a grandezza naturale è realizzata con resina e polvere di marmo. Finite per secoli nei depositi e adesso restituite alla loro straordinaria bellezza, le tre porte dedicate alla devozione mariana, sono poste di fronte a quaranta statue a grandezza naturale. La porta del Battistero di Andrea Pisano, una delle tre, sarà esponibile in un secondo momento. Come pure la colonna di San Zenobi e i due sepolcri che erano a fianco della Porta del Paradiso. Riaffiora così lo spazio che i fiorentini di allora definivano appunto il Paradiso. Alle spalle della Maddalena Penitente di Donatello, un Crocefisso ligneo visibile attraverso la teca trasparente in un’immagine che sembra ineludibile. La sala ottagonale custodisce reliquari e ostensori di ricca fattura e i ventisette pannelli ricamati nel Quattrocento da Antonio Pollaiolo, per la festa di San Giovanni Battista. Poco lontano, l’Altare d’argento, restaurato con il tesoro del Battistero. Una meraviglia, decisamente imperdibile. Il colpo d’occhio generale è favoloso. Un abbraccio all’arte più preziosa. E un omaggio alla bellezza che consola e solleva mente, cuore, spirito. Al prezzo di euro 15, per la visita dell’intero complesso. Ingresso consentito a non più di mille persone al giorno.
Discussione su questo articolo