"Pronto signora buongiorno, la disturbo per sapere se è interessata a"….Quante volte, durante il giorno e in particolar modo verso l’ora di cena, siamo assillati da proposte di acquisto prodotti, possibilità di cambio tariffazione per i nostri cellulari o per Internet, e chi più ne ha più ne metta? Rispondere al telefono, per milioni di italiani, è diventato un tormento.
Otto italiani su dieci si dichiarano ossessionati dalle offerte commerciali che corrono sul filo del telefono e che negli ultimi anni sono aumentate in maniera selvaggia e scriteriata. Non c’è scampo per il possibile acquirente che alza la cornetta: offerte tariffarie da parte di società telefoniche, energetiche e radiotelevisive, prodotti di consumo come enciclopedie, vini e sedute di bellezza. La pazienza e l’educazione del cittadino sono messi a dura prova perché gli operatori telefonici sono addestrati a ‘non mollare l’osso’ facilmente, e dunque insistono e fanno di tutto per non sentirsi rispondere il classico "grazie, non mi interessa, arrivederci", che equivale ad una possibilità di guadagno sfumata.
A condurre una vera e propria indagine sulla questione delle ‘telefonate selvagge’ è stata l’associazione non profit Comunicazione Perbene, che si batte per una ecologia nella comunicazione, ovvero una comunicazione rispettosa degli utenti, soprattutto anziani e bambini. A seguito di 2mila email e numerose segnalazioni telefoniche ricevute, l’associazione ha lanciato la campagna di sensibilizzazione ‘Stop alle telefonate’, e sulla copertina del manifesto campeggia eloquente un telefono rosso dalla cornetta ‘fumante’, per dire "basta al diffuso malcostume che viola la sfera privata e inquina le orecchie dei cittadini".
L’indagine condotta ha fornito dati interessanti: i soggetti più a rischio sono le fasce più deboli della popolazione: anziani per il 69 per cento e bambini per il 47 per cento, assillati dalle chiamate a ogni ora del giorno. Secondo le persone intervistate, oltre al nervosismo, che pervade il 21 per cento dei cittadini, ad andare di mezzo rischia di essere l’inviolabilità della sfera privata (47 per cento) come lamentano anche uffici e aziende
Una violazione della privacy, insomma, che negli anni si è fatta sempre più pressante. "Stiamo dando voce a milioni di italiani costretti a dover subire incessanti chiamate telefoniche sul telefono di casa o sul cellulare, la cui invasione della sfera privata è immediatamente comprensibile. Il nostro non è un attacco al telemarketing tout court, ma al modo in cui è proposto ai cittadini – dichiara Saro Trovato, presidente e fondatore di ‘Comunicazione Perbene’ –. Bisogna avere tutti maggiore responsabilità perché ai due poli del telefono spesso ci sono operatori obbligati a raggiungere risultati di vendita e, dall’altra parte, categorie a rischio come gli anziani, che si ritrovano a dover costantemente discutere per evitare di essere violati nella loro sfera privata e molte volte risultano essere vittime di offerte delle quali ignorano implicazioni e conseguenze".
Le telefonate sono sistematiche e capillari, battono a tappeto indifferentemente numeri di telefono pubblici e privati. È un ulteriore aspetto che emerge dal sondaggio condotto sugli italiani, il 79 per cento dei quali si dichiara ‘ossessionato’ dalle chiamate ricevute. Impressionante risulta la frequenza con cui le persone vengono contattate telefonicamente: dalle segnalazioni ricevute, un italiano su due ha dichiarato di venir ripetutamente contattato più volte al giorno (nel 51 per cento dei casi) se non viene reperito immediatamente; il 26 per cento ha affermato invece di essere raggiunto dalle varie proposte commerciali dalle 5 alle 6 volte a settimana, infine, il 22 per cento ha dichiarato che gli operatori richiedono altri recapiti telefonici, cellulari in special modo, se non riescono a mettersi in contatto con l’interessato.
Inoltre, le numerose offerte promosse dagli operatiori non sempre sono esposte nel modo più corretto. Un italiano su due è contattato per aderire a nuovi abbonamenti, sia telefonici (31 per cento) sia televisivi (24 per cento), mentre a uno su tre vengono offerti beni e servizi commerciali, come polizze assicurative (23 per cento), sedute di benessere in centri estetici (12 per cento), prodotti alimentari esclusivi come olio e vino (11 per cento). Molto fastidio arreca il modo in cui gli operatori sono costretti a porsi con chi è dall’altro capo del telefono per ottenere il risultato sperato: dalle segnalazioni emerge che un italiano su tre denuncia insistenza e scortesia che rendono il servizio meno appetibile, il 19 per cento sottolinea l’arroganza degli operatori telefonici, che rendono impossibile il dialogo (23 per cento) o utilizzano un linguaggio creato ad hoc pur di chiudere il contratto (27 per cento). Quasi uno su due, però, si schiera dalla parte degli operatori: forzati ad attuare un comportamento poco rispettoso (49 per cento) pur di raggiungere gli obiettivi di vendita che l’azienda impone loro.
In tema di servizio, numerose segnalazioni hanno puntato il dito sulla sua scarsa funzionalità, nel 12 per cento dei casi, e sull’impossibilità di cogliere sul momento i reali vantaggi dell’offerta (23 per cento), soprattutto a causa della cattiva comunicazione (28 per cento) che spinge a mettersi in guardia da eventuali truffe o raggiri (29 per cento). Le vere vittime sono le fasce più deboli, come gli anziani e i bambini, indifesi di fronte al flusso incontrollato delle telefonate commerciali che li porta a chiudere contratti e offerte senza rendersene conto (25 per cento) e senza comprendere davvero cosa viene loro proposto (63 per cento).
Se ad andarci di mezzo, al di là del nervosismo, è la violazione della sfera privata (come rilevato nel 47 per cento di casi), non ne escono indenni neanche gli uffici e le aziende che lamentano, a loro volta, un rallentamento dell’attività lavorativa (54 per cento) e l’insistenza nel cercare di ottenere i numeri di cellulare dei responsabili (36 per cento) pur di arrivare ad un contatto diretto per chiudere l’offerta, violando anche in questo caso la sfera personale.
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