Il mercato clandestino della droga, in Italia e non solo, e’ nelle mani della malavita organizzata, che in Italia ha varie sigle, le piu’ note delle quali sono ‘ndrangheta, mafia, camorra. L’attivita’ di contrasto a questa attivita’ criminale costa allo Stato ed alla comunita’ sociale ed economica delle cifre spropositate, che diventano ancora piu’ drammatiche se prendiamo atto che i risultati, rispetto alle aspettative, sono solo vicino allo zero. Nessuna novità. Ma…
La relazione della Direzione Nazionale Antimafia (DNA) presentata oggi ci fornisce numeri importanti ed apre uno squarcio ancora piu’ drammatico di quanto potesse essere immaginato anche dai piu’ negativi opinionisti (noi tra questi) sull’efficacia dei metodi oggi in vigore per combattere questo fenomeno.
Nella relazione leggiamo che grazie al "controllo totalizzante del porto di Gioia Tauro" da parte della ‘ndrangheta, "ove attraverso una penetrante azione collusiva, gli ‘ndranghetisti riescono a godere di ampi, continui, si direbbe inesauribili, appoggi interni", risulta essere proprio Gioia Tauro "la vera porta d’ingresso della cocaina in Italia". Una dichiarazione di impotenza e di sconfitta!!
Non si tratta di parole pronunciate da un organismo non statale che ha fatto una propria indagine o ha elaborato dati pubblici (magari ministero dell’Interno e Giustizia). No. Non e’ un think-tank di incalliti sostenitori della totale débacle degli Stati di fronte all’espandersi del fenomeno criminale del narcotraffico. E’ la Direzione Nazionale Antimafia!! La DNA, che piu’ statale di cosi’ non si puo’. Cioe’ l’organismo ultra-specializzato preposto alla lotta contro ogni tipo di criminalita’ che agisce organizzata in forma di clan; ad un livello che e’ transnazionale e che, in altri Paesi piu’ che da noi, controlla la quasi totalita’ delle economie e del consenso sociale.
Una dichiarazione di impotenza e di sconfitta che, per gli addetti ai lavori ma non solo, dovrebbe quantomeno far riflettere sulla bonta’ dei metodi che si continuano ad utilizzare, dove la totale negazione dell’inserimento nella legalita’ delle loro merci e’ il baluardo. Sara’ il caso di cominciare a guardare bene cosa accade in altri Paesi europei in cui le legislazioni sono diverse dalle nostre in materia di droghe e, soprattutto, a guardare oltre l’oceano Atlantico, dove proprio oggi lo Stato Usa dell’Alaska si e’ aggiunto a Colorado, Washington e Washington DC per aver legalizzato la marijuana anche a scopo ludico. Non perche’ marijuana e cocaina siano la stessa cosa, ma perche’ la loro gestione nei mercati mondiali clandestini e’ in mano agli stessi o identici personaggi come quelli che controllano il porto di Gioia Tauro, incoronati dalla sconfitta e dall’impotenza della DNA italiana.
*presidente Aduc
Discussione su questo articolo