Fruttavano all’organizzazione 1.500 euro a settimana ciascuna delle venti ragazze costrette a prostituirsi dai 14 albanesi arrestati oggi nell’ambito di un’inchiesta della squadra mobile di Milano coordinata dal pubblico ministero Enrico Pavone. E’ quanto ricostruito dagli agenti in un anno e mezzo di indagini che ha portato al sequestro, nell’ambito dell’intera operazione, di quasi 7 chilogrammi di cocaina, di cui oggi un chilo e mezzo è stato trovato nascosto in alcuni pacchi di riso in un appartamento in via Scrivia utilizzato da uno degli indagati.
Gli arrestati, la maggior parte pregiudicati, rispondono di sfruttamento della prostituzione e di traffico internazionale di cocaina.
Il gruppo era noto alle forze dell’ordine anche per alcuni episodi di violenza: a seguito di un tentativo di scissione, poi fallito, alcuni soggetti erano stati protagonisti di una sparatoria. È accaduto in zona Lorenteggio e nessuno era rimasto ferito, ma alcuni uomini incappucciati avevano sparato ad una vettura con a bordo altri albanesi dello stesso gruppo a scopo intimidatorio.
Le giovani sfruttate erano provenienti da vari paesi tra cui Romania, Moldavia, Repubblica Ceca, Ucraina. Si prostituivano nelle aree dell’hinterland gestite di norma dagli albanesi: la Vigevanese, Abbiategrasso, Binasco. Ciascuna delle giovani guadagnava 1500 euro a settimana, che gli albanesi rinvestivano in cocaina.
Dalle indagini è emerso che la droga veniva importata dall’Olanda, arrivava in Italia, a Milano, a bordo di auto. Il nome dell’operazione, Toka Jone, significa Terra Mia, in albanese, per sottolineare il potere che il gruppo di arrestati esercitava in entrambi i settori in cui operava a Milano.
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