Un voto contro il rigore e le politiche di ‘Merkozy’, che cambiera’ la strada futura dell’Europa con una nuova forte attenzione alle politiche per la crescita ma che crea anche nuove forti paure per il caos greco e per le conseguenze che potrebbe avere su tutta l’Europa. Un voto che potrebbe anche dare un ruolo piu’ forte di mediazione all’Italia di Mario Monti.
Il voto presidenziale in Francia e quello legislativo in Grecia si abbattono come un terremoto sull’Europa fiaccata dalla recessione e dalla crisi economica, confermano la rabbia e il disorientamento degli elettori europei. Sono risultati che danno indicazioni chiare ai leader del Vecchio continente, ma lasciano anche spazio a nuovi timori, a cominciare dal destino incerto che aspetta una Grecia sempre piu’ sull’orlo del baratro.
La notizia che cambia in maniera decisiva gli equilibri interni dell’Europa e’ quella dell’arrivo all’Eliseo di Francois Hollande. Da domani mattina tutto e’ destinato a cambiare nel dibattito polemico e angosciato su austerita’ e rigore.
Il nuovo inquilino dell’Eliseo non vuole rompere con Angela Merkel, non vuole rinunciare al Fiscal compact. Ma vuole che l’Europa lavori in maniera piu’ efficace e convinta sul versante della crescita. E sara’ cosi’.
Il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle ha detto oggi che e’ intenzione tedesca mettersi subito al lavoro per aggiungere al fiscal compact un patto per la crescita e per aumentare la competitivita’.
La posizione di Hollande non dispiace all’Italia. Il presidente del Consiglio Mario Monti e’ uno dei fautori e dei firmatari della lettera dei Dodici a Bruxelles per una maggiore attenzione alla crescita e Roma potra’ avere un ruolo di mediazione importante fra Parigi e Berlino.
I rapporti con Angela Merkel sono buoni e sara’ necessario lavorare per trovare velocemente nuovi equilibri interni in Europa, per coniugare rigore e sviluppo e, soprattutto, per determinare con chiarezza quale deve essere la strada da seguire per arrivare alla crescita, fra tante proposte diverse: riforme strutturali e piu’ competitivita’ o un ruolo piu’ forte dello Stato con qualche venatura keynesiana.
Sicuramente anche a Washington, alla Casa Bianca e al Fondo monetario internazionale, guardano con soddisfazione agli esiti del voto francese. La politica del rigore non e’ mai piaciuta ne’ a Barack Obama ne’ a Christine Lagarde, che adesso potranno trovare una sponda nuova in Europa.
L’ Europa che comincia a percorrere la nuova strada della crescita trema pero’ guardando ai risultati del voto greco che registrano un boom dei partiti antiEuro, a cominciare dai neonazisti di Alba Dorata che, per la prima volta, entrano in Parlamento. La rabbia degli elettori greci ha partorito una frammentazione senza precedenti e un indebolimento forte della coalizione che ha guidato il Paese in questi mesi di crisi, con un crollo verticale del Pasok, diventato il terzo partito, dietro i comunisti di Syniza. Difficile prevedere i destini della Grecia dove il 40 per cento dei cittadini, affaticati e delusi, hanno deciso di non andare a votare. Il destino della Grecia, pero’, e’ anche il destino dell’Europa e nei prossimi giorni gli occhi dell’Europa saranno divisi tra Parigi e Atene, nella consapevolezza che nuove indecisioni greche si ripercuoterebbero subito sui gia’ fragili equilibri europei.
L’ Europa inizia da stasera una nuova strada. Dovra’ percorrerla velocemente. La crisi non aspetta.
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