IL MISTERO DELLA POLITICA
“La politica è stata definita la seconda più antica professione del mondo. Certe volte trovo che assomiglia molto alla prima”. (Ronald Reagan)
“La politica è l’arte di cercare guai, di trovarli sempre e dovunque, di farne una diagnosi inesatta e di applicare i rimedi sbagliati”. (Groucho Marx)
“A proposito di politica, ci sarebbe qualcosa da mangiare?”. (Totò)
“La politica è una faccenda troppo seria per essere lasciata ai politici”. (Charles De Gaulle – generale e statista francese)
IL SUCCESSO DI DIBBA E SALVINI
La popolarità di Alessandro Di Battista e Matteo Salvini è destinata a crescere. Rispondo (e vorrei farlo con la schiettezza a cui sono abituato) a una lettera dell’insegnante, in provincia di Verona, Giorgio Padovan, che mi chiede: “Mi sembra di capire che lei abbia una certa simpatia per Lega e Cinquestelle, ma apprezzi di più Di Battista rispetto a Matteo Salvini (per me è il contrario). Perché? Simpatia personale o valutazione politica?”.
QUEI GRANDI POLITICI DI UNA VOLTA
Rispondo: non conosco né Salvini né Dibba, ma li seguo con dichiarata stima. Ho nostalgia dei personaggi politici dei miei tempi e ho raccontato i miei incontri con molti di loro nella serie domenicale “C’erano una volta”, su “La Verità”. La loro qualità – dagli anni 60 ai 90 – mi appare infinitamente superiore rispetto a quella dei molti ometti di oggi. Una volta per me era un piacere incontrare Pertini o Andreotti, Cossiga o Craxi, e così via.
CON DIBBA E SALVINI ANDREI A PRANZO
Oggi, come giornalista, vado o andrei a un incontro con qualche politico solo per curiosità (e probabile noia). Con Salvini e Di Battista invece andrei a pranzo, se capitasse l’occasione, indipendentemente dalla politica. Perché? Hanno facce oneste e propongono buone intenzioni. Mi augurerei che Salvini non ripetesse le lodevoli invettive politiche, che già conosco e apprezzo. Di Battista ha alle spalle una vita esemplare, variegata: potrei essere suo padre e ne sarei fiero.
SE C’È UNA PREFERENZA…
Preferisco dunque lui a Salvini? Il leader della Lega mi ha un po’ deluso perché si è accodato all’orribile legge elettorale. Ma capisco: primum vivere. Mi piacerebbe che M5S e Lega, che vinceranno le elezioni, trovassero un accordo, per governare. Non succederà: prevarrà il grande inciucio. E perciò, ancora una volta, non andrò.
MA CHI SARÁ IL PREMIER…
…dopo le elezioni della prossima primavera? Vi propongo solo un sobrio, meditabondo divertimento: mancano almeno sei mesi all’appuntamento per l’attesissimo voto. Ed ecco le varie ipotesi.
1. Il movimento di Beppe Grillo prende il più alto numero di consensi, ma non tanti da governare con la certezza di contare sulla maggioranza. Sergio Mattarella (ma non è scontato, dopo le consultazioni) dovrà dare il primo incarico a Luigi Di Maio, che presenterà un programma e dirà: chi è d’accordo, ci sostenga. Non basterà. Da escludere come dicevo un clamoroso accordo con la Lega, che probabilmente avrà un buon successo.
DRAGHI? DA ESCLUDERE
2. Si delineano i numeri per le cosiddette larghe intese. Chi guiderà il governo? Da escludere un tecnico, anche il quotatissimo Mario Draghi, ancora per un anno e mezzo impegnato nel ruolo europeo (in cui può esserci molto più utile).
DA ESCLUDERE ANCHE RENZI
3. Matteo Renzi? Da escludere: in Sicilia ai primi di novembre il suo Pd prenderà un’altra brutta botta, grasso che cola (per lui) se riuscirà a salvare la segreteria.
GIANNI LETTA, MINNITI, GENTILONI, MELONI…
4. Prevalenza – nel centrodestra – di Forza Italia: con un successo schiacciante, per le larghe intese Silvio Berlusconi potrebbe indicare Gianni Letta. Obbligato invece a una mediazione col Pd, probabile designazione di Marco Minniti più che di Paolo Gentiloni.
5. Prevalenza – nel centrodestra – della Lega: impossibile che Matteo Salvini dalle larghe intese possa essere ben accettato. Giorgia Meloni? Maroni?
6. Prevalenza (improbabile) del Pd: Renzi come detto non passa, dunque Gentiloni o Minniti, ma forse anche a sorpresa un outsider, tipo Walter Veltroni.
Conclusione: stabilità precaria, scommetterei su nuove elezioni entro sei mesi, un anno.
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