Donald Trump non si cura della bufera provocata in patria e all’estero. Anche se qualcuno, come il Washington Post, lo paragona a un moderno Benito Mussolini. La sua proposta di bloccare l’ingresso dei musulmani in America lo ha improvvisamente catapultato sul palcoscenico internazionale, attirandosi in particolare le ire di Londra e di Parigi che temono un ‘effetto Le Pen’ Oltreoceano. Ma lui non si pente di quanto detto. Anzi, continua a volare nei sondaggi, ed e’ fortemente tentato dal correre da solo. Lasciando i repubblicani al loro destino.
"Ho grande rispetto e amore per i musulmani. Ma dobbiamo fare la cosa giusta", insiste in un’intervista il magnate newyorkese, che di fronte alla minaccia del terrorismo vorrebbe sigillare le frontiere respingendo chiunque professi la fede dell’Islam. Una proposta che incassa non solo l’appoggio di un altro miliardario, il guru dei media Rupert Mardoch, ma anche quello dei quasi due terzi dell’elettorato repubblicano (il 65%), secondo un sondaggio Bloomberg. Ha un bel dire, dunque, la Casa Bianca che Trump non e’ qualificato per fare il presidente.
Ad attaccarlo nelle ultime ore Barack Obama in persona, per la prima volta dalle affermazioni shock sui musulmani. "Ricordiamoci che la nostra liberta’ e’ legata alla liberta’ degli altri – tuona il presidente americano – indipendentemente dalla loro razza, dal loro nome e dalla fede che praticano". E per lanciare il suo monito Obama sceglie l’intervento in Congresso per celebrare i 150 anni dalla fine della schiavitu’ in America.
Ma il ciclone Trump sembra davvero inarrestabile, la paura e’ che con le sue posizioni estreme Trump allontani gran parte dell’elettorato tradizionale repubblicano, col risultato di perdere nel 2016 non solo la corsa per la Casa Bianca, ma anche il controllo del Congresso, conquistato dalla destra dopo anni di battaglie politiche e milioni di dollari spesi nelle varie competizioni elettorali.
Intanto, nonostante abbia a suo tempo firmato un impegno a restare fedele al Grand Old Party, per Trump la tentazione di correre da indipendente torna a farsi sentire prepotentemente. Del resto un altro sondaggio mostra come a volerlo e’ il 68% dei suoi sostenitori. Chissa’ se cedera’ alle sirene, sbarazzandosi di quell’establishment repubblicano con cui oramai la star di questa campagna elettorale – nel bene e nel male – e’ ai ferri corti.
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