Per la memoria collettiva e’ la disco music e ‘I Feel Love’, ‘Love to Love You Babe’, ‘Hot Stuff’ sono i suoi manifesti. Donna Summer si e’ spenta questa mattina in Florida a 63 anni dopo un lunga battaglia con il cancro. La sua e’ stata una storia degna dei musical dove si era fatta le ossa e grazie ai quali ha incontrato la fortuna. ‘Abbiamo perso una donna di grande talento’, e’ stato il
commento della famiglia.
La cantante stava combattendo con la malattia e stava lavorando al suo ultimo album.
LaDonna Adrian Ganes (Summer e’ la versione del cognome del suo primo marito) era nata nel 1948 in un sobborgo di Boston ed era avviata a una carriera anonima. Proprio grazie alla tournee europea di un musical approdo’ in Germania dove, nella meta’ degli anni ’70, incontro’ Giorgio Moroder, il produttore che le ha cambiato la vita e che, proprio grazie a lei e’ diventato una super star. Erano gli anni della febbre del sabato sera, dell’esplosione della disco e da quegli studi di registrazione di Monaco di Baviera usci’ fuori ‘Love To Love You Babe’, uno dei classici della musica pruriginosa. Quei mugolii e quei sospiri diventarono un cult e Donna Summer un sex symbol, anche se pochi conoscevano davvero come era fatta.
Poi vennero ‘I Remember Yesterday’, ‘Hot Stuff’, il successo mondiale sempre in nome della disco music, un mondo in cui l’eccesso e la trasgressione erano la regola e, ovviamente, la cantante, che aveva simulato orgasmi multipli nel suo primo successo, ne divento’ una regina. Come spesso accade le formule squadrate della disco music e le etichette che si portavano dietro diventarono una sorta di prigione creativa per Donna Summer che ha lottato decenni per dimostrare di essere una vera cantante e non solo una bambolona sexy. Il tutto nonostante la sua versione di ‘MacArthur Park’, uno dei capolavori di Jimmy Webb (la versione originale e’ cantata dall’attore Richard Harris) arrivo’ al primo posto della classifica americana. Grammy Awards, il successo del duetto con Barbra Streisand non le impedirono di entrare in crisi, travolta dall’ansia e dalla depressione. Nella sua biografia c’e’ anche una quasi inevitabile crisi religiosa, collaborazioni importanti tipo Quincy Jones, un ritorno con Giorgio Moroder, l’introduzione nella Disco Hall of Fame, un concerto tenuto a Oslo in occasione della consegna del Nobel per la Pace al presidente Obama, qualche ritiro dalle scene accompagnato da inevitabili ritorni.
La verita’ e’ che una volta terminato il decennio d’oro della disco music, Donna Summer non e’ mai piu’ riuscita a ritrovare il successo e a imporsi con una precisa identita’ musicale.
Al successo e’ arrivata grazie a un’operazione di marketing, all’intuizione di Moroder e alla pubblicita’ derivata dai contenuti espliciti delle sue canzoni. Le centinaia di cover delle sue hit (‘I Feel Love’ e’ stata suonata da artisti che vanno da Whitney Houston a Madonna, da John Frusciante a Robbie Williams passando per Moby) sono la testimonianza piu’ esplicita del ruolo che Donna Summer ha avuto nella storia della disco music. L’avevano incoronata regina negli anni dello Studio 54, ma lei in quel ruolo non si e’ mai sentita a suo agio. Per chi era un ragazzo in quegli anni li’, le sue canzoni nella memoria occupano lo scaffale accanto a quello dei film di Edwige Fenech.
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