‘Abbi fiducia nel Padre e segui le sue indicazioni’. Il passo dall’Ecclesiaste sottolineato assieme all’art.1 della Costituzione, il fazzoletto dell’Associazione nazionale partigiani, la bandiera del Genoa e quella multicolore della Pace, un sigaro e un feltro nero posati su una bara di ciliegio raccontano le passioni di don Andrea Gallo, prete, anarchico, fondatore della Comunita’ di San Benedetto al Porto di Genova, icona e punto di riferimento di migliaia di persone che non avevano nulla da sperare. Gli ‘ultimi’, gli stessi che da ieri salutano nella piccola chiesa di San Benedetto quello che e’ stato un amico, una icona, un padre. La coda davanti alla camera ardente non ha soluzione di continuita’. Sono i ‘suoi’: Marco, il fabbro. Valentina, il portuale trans. Alberto, che non ci sta tutto con la testa e che si tormenta le mani guardando fisso il volto magro di don Gallo.
In mattinata il saluto del prefetto di Genova Giovanni Balsamo, del governatore Claudio Burlando, del sindaco Marco Doria, del vicepresidente del Consiglio comunale Guerello, il padre di Carlo Giuliani, ucciso durante il G8 del 2001. Poi uno dopo l’altro, i suoi ‘figli’: ragazzi con i ‘rasta’ raccolti nel cappello giamaicano, le prostitute dei vicoli, i transessuali, qualche ex tossicodipendente. Franco, lo spazzino. Marco e Claudio, i portuali. La mamma ecuadoriana con un piccolino in braccio. Gente comune, gente di strada. Alla fine del giorno saranno piu’ di 3 mila, a rispondere senza parole proprio a quel quesito dell’Ecclesiaste lasciato sulla bara di ciliegio: ‘a cosa serve fare il bene’.
Tutti firmano il piccolo registro lasciato in fondo alla chiesa. C’e’ chi scrive qualcosa: ‘ciao Gallo, stai bene’, ‘continua a pensare a noi, don’. E uno straziante ‘ciao don, ci vediamo presto’. Sul sagrato si intrecciano i racconti di chi con don Gallo viveva e di chi viveva per don Gallo: Domenico, che l’ha conosciuto piu’ di 30 anni fa, Franco che nel 1970 lo porto’ a dir messa a San Benedetto. E’ stato da quel momento che don Gallo penso’ e costrui’ la sua ‘casa degli ultimi’.
L’ultimo saluto a don Gallo sabato prossimo. Le esequie, nella chiesa del Carmine dalla quale fu cacciato alla fine degli anni ’60, saranno celebrate dal cardinale e presidente della Cei Angelo Bagnasco e da don Luigi Ciotti, padre di Libera. Le orazioni laiche saranno affidate a Moni Ovadia e al sindaco di Genova Marco Doria. Poi don Gallo tornera’ per la sepoltura a Campo Ligure, li’ dove e’ nato 84 anni fa.
‘Ha speso tutto quello che aveva e tutto quello che non aveva – racconta Valentina, portuale transessuale che sabato sara’ nella chiesa del Carmine -. E’ quello che ci ha insegnato. Don Gallo sapeva accogliere senza giudicare, senza chiedere nulla. Era un un sacerdote vero ma prima di tutto era un uomo libero’. E adesso non c’e’ piu’: ‘Adesso riposa – ha detto Franco – e chissa’ cosa succedera’ quando lassu’ il don incontrera’ Gianni Baget Bozzo’.
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