Luigi Vignali, Direttore generale degli Italiani all’estero alla Farnesina, ha aperto oggi al ministero degli Esteri i lavori della Giornata sulla prevenzione della contraffazione documentale.
Alcuni dati. Nel 2018 le ambasciate e i consolati hanno valutato due milioni di visti, un flusso enorme che ha portato 100 milioni di euro di gettito ma anche a 144mila domande rigettate, una cifra ben superiore a quello del dato sull’immigrazione arrivata via mare, ha spiegato Vignali.
“Ambasciate e consolati sono le porte di ingresso privilegiate per entrare in Italia, una missione delicata che deve equilibrare le esigenze di attrazione – investimenti, turismo di qualità, studenti – attraverso una politica di visti incentivante, e nello stesso tempo operare per non far entrare persone che non ne hanno titolo o criminali”.
Il livello di contraffazione è infatti un dato preoccupante che raggiunge punte del 40% delle domande presentate nei Paesi africani, mentre in quei Paesi che a causa di guerre o conflitti interni hanno perso i pubblici registri “vi sono molti più documenti falsi che veri”. Se ambasciate e consolati sono porte privilegiate, va poi considerato anche il “portone della cittadinanza”, grazie alla quale “si acquisisce non solo lo status civitatis ma anche un’ampia gamma di diritti. Anche qui l’incidenza del falso documentale è altissima in alcune aree”.
Vignali ha anche parlato del lavoro messo in campo fin d’ora per il voto degli italiani all’estero nelle elezioni europee del 26 maggio: “Sono già stati reperiti scrutatori e presidenti di seggio per questo importante appuntamento che comporterà un profondo impegno da parte della nostra rete di ambasciate e consolati in Europa”.
Parlando di Brexit, la questione va affrontata “intanto rafforzando le nostre sedi nel Regno Unito, ambasciate e consolati, con personale, strumenti e finanziamenti adeguati per dare la massima assistenza ai nostri connazionali”, e poi “attraverso dei contatti coordinati con gli altri Paesi dell’Ue e con il regno Unito in modo da tutelare al massimo i diritti dei nostri cittadini così come dei cittadini britannici in Europa”.