"Il ‘bonus Irpef’ non è un taglio delle tasse, ma spesa pubblica in deficit". Lo scrive Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un editoriale pubblicato su "Il Giornale", sottolineando, inoltre, che il decreto del governo Renzi "non ha coperture certe e dà origine a un buco di bilancio che si tradurrà in nuove tasse, aumenti delle accise sulla benzina, sugli olii minerali e sui tabacchi, in tagli lineari e in sanzioni da parte dell’Unione europea", "tutti i nostri dubbi hanno trovato conferma nella Nota di lettura n. 45 redatta dal Servizio bilancio del Senato della Repubblica. Apriti cielo. A norma delle vigenti disposizioni legislative e dei Regolamenti parlamentari, ci saremmo aspettati che la Ragioneria generale dello Stato, probabilmente penalizzata in sede di redazione del decreto, facesse valere tutta la sua professionalità, rispondendo a tono alle osservazioni formulate dal Servizio Bilancio del Senato".
Brunetta sottolinea che "la pioggia di critiche" da parte dei tecnici del Senato si è concentrata sull’aumento della tassazione sulle quote rivalutate di Bankitalia, sulla stima del gettito derivante dall’aumento della tassazione sul risparmio, sul pagamento dei debiti della Pa, sul taglio dell’Irap e sulla norma che prevede di destinare a copertura degli ’80 euro’ i proventi derivanti dalla lotta all’evasione fiscale (almeno 2 miliardi). E aggiunge: "Ma c’è ancora un altro rilievo, che, da quanto si apprende, sarebbe stato segnalato al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, dal direttore generale del Tesoro, Vincenzo La Via: l’aumento della tassazione sul risparmio dal 20% al 26% rischia di essere incostituzionale. L’eccessiva differenza tra le aliquote sugli interessi maturati sui depositi bancari o sui prodotti corporate (obbligazioni, azioni, ecc.: 26%) e quelle sui titoli di Stato (12,5%) rischia di determinare una doppia imposizione sulle imprese. Discriminando tra forme di risparmio. La maggiore tassazione su alcune rispetto ad altre, infatti, determina forme di arbitraggio finanziario per cui una parte delle risorse si sposteranno dai conti correnti o dal corporate, ad esempio, verso i titoli di Stato".
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