Matteo Renzi prova a superare i malumori interni al Partito democratico e lancia un tentativo di mediazione dal palco della direzione. Una discussione nel merito sull’Italicum nelle due settimane successive al referendum sulla Costituzione per smontare definitivamente “l’alibi della legge elettorale” in una discussione che “appare surreale”.
Bene ascoltare anche la minoranza, ma per il premier segretario l’unità interna non può compromettere lo sviluppo del Paese: “C’è un Paese che sta ripartendo e la riforma non è un giocattolino, è la chiave di volta. Siamo pronti a ulteriori elementi di mediazione ma non siamo disponibili a bloccare l’Italia in nome dell’unità del partito”.
Renzi non si è risparmiato e nel suo intervento ha lanciato diverse frecciatine velenose alla minoranza dem: “Da 18 anni ci chiediamo chi ha ammazzato il centrosinistra e l’Ulivo, non vorrei passare i prossimi 18 anni a interrogarci chi abbia deciso di chiudere la prospettiva del Pd, è un dibattito che i nostri elettori ed il paese non meritano”.
La proposta di Renzi è chiara: “Sono pronto a considerare il testo presentato da Vannino Chiti sull’elezione dei senatori. Secondo punto: possiamo anche discutere di ballottaggio, di premio di maggioranza, e del modo di eleggere i deputati, noi siamo pronti a fare una discussione, ma con tempi certi. Ovviamente non possiamo farlo durante il periodo elettorale, ma si può calendarizzare subito il 4 dicembre in commissione alla Camera, con una squadra, e andare a vedere le carte”.
La minoranza però appare poco convinta: “Abbiamo investito molto sull’Italicum e a questo punto dovremmo avere anche una proposta alternativa, insieme alla rivendicazione, pure legittima. Io credo che sia giusto tentare di verificare la tua proposta già nei prossimi giorni, non dopo il referendum”, è l’appello accorato a Renzi di Cuperlo, che poi annuncia: “Se un accordo non si troverà prima della data io voterò no al referendum e mi dimetterò da deputato”. Speranza a Renzi: “La tua proposta non è sufficiente”.
Il presidente del Consiglio, ricordando che si tratta della 31esima riunione del partito, rivendica la scelta della “democrazia interna e non i caminetti del Pd, o presunti tali. In ogni passaggio cruciale è stata convocata l’assemblea”. E poi rivendica i risultati ottenuti dal governo: “Tra le stime del governo e le stime del Fmi, che non è un covo di pericolosi comunisti, si possono fare valutazioni, ma che si aprano discussioni sui quotidiani per due giorni fa scattare un sorriso, anche perché le stesse voci preoccupate non si levarono quando nel 2012-2013 la crescita era del meno due per cento. Dal meno due siamo passati al più 1, non è ancora sufficiente, ma è chiaro che la direzione è tornata giusta”.
Renzi nella sua replica alla direzione Pd ha sottolineato: “Io quando sono andato per la prima volta al Senato ho detto che il compito del mio governo e’ che fosse l’ultimo a chiedere fiducia ai senatori. Qui c’e’ la faccia e la credibilita’ di una classe politica che era stata presa a schiaffi dal Paese in occasione della rielezione di Giorgio Napolitano al Quirinale“. Lo afferma, nella sua replica alla Direzione del Pd, il premier Matteo Renzi. “Se la politica finalmente dimostra di saper anticipare il futuro e di saperlo costruire, e’ credibile. Se la politica rimane quella che blocca tutto, del ‘preferisco che la cultura del no, dell’avversione..se accade questo, penso che l’Italia perda la possibilita’ di essere leader in Europa e nel mondo”, ha concluso.
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