L’Italia, accogliendo esplicite e pressanti richieste delle comunità emigrate, si è data da molto tempo delle rappresentanze istituzionali degli italiani all’estero (Comites, Cgie, Consulte regionali) e dal 2006 pure una rappresentanza nel Parlamento nazionale con 6 senatori e 12 deputati eletti nella Circoscrizione Estero.
Ovvero oggi gli italiani emigrati – e comunque le comunità italiane all’estero con il loro mondo associativo presente in ogni continente – possono contare su una loro rappresentanza piramidale che consente di far arrivare la loro voce e di far conoscere le loro problematiche in tutti i palazzi del potere politico romano, e non solo.
Basti pensare che lo stesso Cgie si riunisce alla Farnesina a Roma più volte nel corso dell’anno sia con Assemblee plenarie che con il Comitato di Presidenza e che alle loro assemblee e riunioni partecipano sempre autorevoli rappresentanti del governo in carica nonchè diversi parlamentari tra cui, ovviamente, quelli eletti nella Circoscrizione Estero.
Senza dimenticare che in occasione di questi eventi, molto spesso, lo stesso Segretario generale del Cgie con una delegazione del Comitato di presidenza viene audito dalle Commissioni Esteri di Camera e Senato. Basti pensare, ancora, che gli stessi diciotto parlamentari eletti nella Circoscrizione estero siedono nel luogo deputato proprio laddove si approvano le leggi italiane, sono loro stessi “legislatori” e quindi in prima linea per farsi portavoce dei problemi e delle richieste degli italiani all’estero.
Ciò nonostante continuiamo a leggere nelle agenzie di stampa specializzate (non certamente nei media nazionali!) di indagini conoscitive della Commissione esteri di questo o quel ramo del Parlamento sia con missioni all’estero che con audizioni di autorevoli rappresentanti/esperti di emigrazione (recentemente vi è stata l’audizione in Commissione Esteri del Senato della presidente dell’UNAIE Ilaria del Bianco, peraltro anch’ella membro dello stesso Cgie).
SE NE PARLA DA ANNI, MA I PROBLEMI DEGLI ITALIANI NEL MONDO SONO ANCORA TUTTI LI’
Ormai quali siano le problematiche degli italiani all’estero e quali siano le loro attese nei confronti dello Stato italiano è più che noto, certamente tra quanti si interessano di emigrazione e frequentano le riunioni/assemblee del Cgie. Problematiche che, poi, non sono tantissime, riguardano soprattutto vecchie e stantie questioni mai risolte se non, magari, in piccola parte come, per esempio:
la funzionalità ed il decoro della rete consolare; la promozione e la difesa della lingua e della cultura italiana in particolare nelle aree di maggior presenza di comunità italiane; l’aggiornamento di alcune convenzioni bilaterali di sicurezza sociale e la ratifica di qualcun’altra; la protezione e l’aiuto sociale alle comunità italiane residenti in Paesi ove sono in atto situazioni di gravi crisi (attualmente il Venezuela); uno stanziamento finanziario adeguato per permettere il funzionamento e lo stesso rinnovo di Comites e Cgie come prescritto dalle relative leggi istitutive; la correzione di alcune storture emerse nell’applicazione di alcune convenzioni internazionali concernenti la fiscalità.
Tutte questioni la cui soluzione viene sollecitata da lustri, certamente dagli inizi degli anni 2000 quando il sottoscritto era presidente della Commissione sociale del Cgie.
PASSO INDIETRO SULL’IMU…
Tra i pochi risultati positivi che il mondo degli italiani all’estero era riuscito ad ottenere dallo Stato italiano, sia pure dopo molte proteste, va annoverata l’esenzione dell’IMU sull’abitazione tenuta a propria disposizione in Italia dai pensionati italiani iscritti all’AIRE e titolari di una rendita erogata dal Paese di residenza (introdotta dal governo Renzi nel 2015). Bene, oggi questo raro risultato positivo che gli italiani all’estero, tramite i loro rappresentanti (Comites, Cgie, eletti nella Circoscrizione Estero), erano riusciti ad ottenere è stato azzerato dal corrente anno.
Infatti, come lo scrivente aveva anticipato recentemente, essendo questa norma discriminante nei confronti degli altri cittadini dell’Unione, essa è stata oggetto di una denuncia alla Corte di Giustizia da parte della Commissione europea per cui per ovviare a questo problema da parte del governo si è pensato bene di depennare questa norma con la Legge di Bilancio 2020.
Quello che in questa vicenda appare strano è il silenzio assordante dell’associazionismo italiano (salvo qualche rarissima eccezione) e degli stessi Comites, se si esclude la protesta nelle aule parlamentari di alcuni eletti nella Circoscrizione Estero ed una presa di posizione dello stesso Cgie.
Ma questa brutta vicenda mi sollecita una curiosità e cioè come è possibile che il parlamento italiano, nonostante vi siano funzionari ed esperti lautamente pagati anche per stilare testi di legge e verificarne la congruità con altre norma nazionali ed europee, emani una legge in contrasto con la normativa europea? Boh!