La macchina del fango ha prodotto i suoi risultati: il Paese è travolto, vittima di tutto l’odio riversato in questi anni contro una maggioranza che nella sua compattezza avrebbe potuto portare solo stabilità e progresso. Distruggendo un solo uomo, si sono colpiti tutti gli italiani. Ancora ieri quel poveretto di Bersani, in un ruolo che è più congeniale a Franceschini e a Di Pietro, dal pulpito, con enfasi da predicatore esorcista, rilanciava la sua ricetta miracolistica: dimissioni, dimissioni, tuonava, mandato via il diavolo, arriva l’acqua santa che ci salverà. E fuori da Montecitorio, il solito manipolo di prezzolati, falliti, illusi, o imbrogliati, stappava spumante per festeggiare il nuovo corso. Aspettando il default.
Perchè gli unici che da domani troveranno un lavoro, sono i galoppini richiamati in servizio dal candidato di turno, che avranno il compito di far circolare con astuzia quel passaparola così caro a chi si dice nostalgico delle preferenze, ma, senza merito alcuno, può contare solo sul voto di scambio; della serie: "quando sarò eletto, sistemerò te, la tua famiglia, i tuoi parenti, prossimi e lontani". Altri nuovi occupati potranno forse aggiungersi, quelli più telegenici, nel mare di talkshow in cui annegheremo da oggi. Al resto speriamo che ci pensi l’Europa, madre matrona e severa.
L’Italia s’è desta, titolava ieri Repubblica sul sito degli intellettuali lungimiranti: a noi sembra che l’Italia dorma un sonno profondo, ipnotizzata da chi ha voluto sfasciare il Paese solo per ripicca, per aver maldigerito le strettoie del bipolarismo e avere sempre remato contro il buonsenso e la buona politica.
Alla fine, nonostante il peso della sinistra antagonista nelle ultime vicende, l’eterno manovratore insospettabile è sempre Casini, esemplare camaleontico della Prima Repubblica, ercolino sempreinpiedi, balenottero indistruttibile che non voterei nemmeno sotto tortura.
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