Sulla inclusione o meno delle testate online nella disciplina della diffamazione a mezzo stampa, di fatto, e’ scontro in Commissione Giustizia al Senato. E c’e’ anche chi ritiene di dover estenderla ai semplici blog. Dopo circa due ore di discussione la questione che resta sul tappeto e’ questa: se bisogna considerare solo le testate giornalistiche registrate di quotidiani e periodici (come quella dei grandi giornali a tiratura nazionale) o se bisogna includere anche le altre testate non cartacee, ma sempre registrate.
I relatori, Filippo Berselli per il Pdl, e Silvia Della Monica per il Pd, si sono rimessi alla Commissione "su questo punto delicato".
"Siamo di fronte a fini giuristi che cercano il pelo nell’uovo – dice con una battuta Berselli ai giornalisti – e anche ad intendimenti ostruzionistici. Abbiamo faticosamente completato l’illustrazione dei subemendamenti. Era mio intendimento proseguire la seduta nel pomeriggio, al termine dell’Aula, ma c’erano colleghi che avevano impegni gia’ programmati. La Commissione si aggiorna martedi’ alle 9:30".
Con il rischio che la discussione in Aula slitti? "L’Aula e’ convocata per martedi’ pomeriggio – replica il Presidente della Commissione Giustizia – abbiamo due ore e mezza la mattina per concludere l’esame dei subemendamenti. Alcuni senatori hanno "prolungato le loro osservazioni. Il che dimostra la complessita’ della materia" e la necessita’ di un dibattito "perche’ non si dica che il provvedimento non e’ stato sufficientemente istruito e, giunti in aula, si affermi che ci sono le condizioni perche’ ritorni in commissione". A sostenere la necessita’ di includere le testate online sono stati, secondo quanto viene riferito, alcuni senatori del Pdl: "se si fa una riforma bisogna ricomprendere tutto – sottolinea la senatrice Casellati – in un domani molto prossimo non ci sara’ piu’ la carta". Il che significa ricomprendere anche i blog? "E’ sempre una diffusione a mezzo stampa. – e’ la replica – Nel momento in cui ridefiniamo il sistema e’ singolare eliminare una parte che sara’ il futuro".
Il senatore Lucio Malan del Pdl, lasciando la Commissione ha comunicato ai giornalisti di aver ritirato i suoi emendamenti: "E’ giusto evitare la carcerazione ma e’ sommamente pericoloso liberalizzare la distruzione della personalità altrui attraverso la diffamazione. Le misure previste sono misure – ha detto – che non garantiscono in nessun modo il diffamato. Basta avere un po’ di soldi da parte…". Malan aveva chiesto un aumento delle sanzioni in caso di pesante recidiva come extrema ratio anche il carcere. "Non mi interessa il massimo della sanzione pecuniaria. Il problema e’ il minimo. Anche perchè il giornalino parrocchiale e’ una cosa, il quotidiano nazionale un’altra". La proposta di Malan era quella di pagare una quota non inferiore ad un multiplo del valore pubblicitario di uno spazio sulla testata giornalistica autrice della diffamazione.
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