Antonio Di Pietro è intervenuto su Radio Cusano Campus e riguardo l’incontro con Beppe Grillo ha detto: “Obiettivamente è un momento molto delicato per il M5S. La situazione è delicata perché hanno avuto un sacco di voti per il loro modo di essere e di apparire diversi dagli altri. Andando nelle istituzioni si sono resi conto che o si fa la piazza o si fa l’istituzione. Alle sardine potrebbe accadere la stessa cosa se decideranno di fare politica. Per fare politica ci vuole il compromesso, il passo indietro, la responsabilità”.
“Con Grillo siamo stati a mangiare insieme, gli ho fregato anche un po’ di pesce dal piatto. Al di là delle battute, Grillo non ha mai detto né pensato di invogliare i suoi parlamentari a stare in Parlamento perché altrimenti perdono il posto. Quel che ha fatto Grillo portando dalle piazze alle urne tante persone arrabbiate che potevano scendere in strada e spaccare le vetrine sia stata una cosa fondamentale per la democrazia. Inizialmente il contatto nasce tra me e Casaleggio, considero il M5S figli e nipoti miei. Dopodichè io ho fatto un errore di fondo, avendo un consenso vicino al 10% e avendo la necessità di costruire una classe dirigente dalla sera alla mattina, sono andato a cercare chi già faceva politica e ha fatto politica con L’Italia dei valori finchè gli conveniva, poi se n’è andato. Quando Casaleggio mi diceva che in questo modo mi mettevo il virus in casa aveva ragione. Allora Casaleggio e Grillo misero quella norma: chi ha già fatto politica non entra nel Movimento. Io mi permisi di dire: sì, ma non è che si nasce imparati, bisogna anche trovare persone competenti. Questo è il problema del M5S che non ha avuto la responsabilità e l’umiltà di capire che il ruolo di governo non doveva prenderselo finchè non acquisiva la necessaria esperienza”.
“I movimenti e i partiti legati a una persona sono movimenti transitori di determinati periodi storici che al massimo campano quanto campa la persona. Nella prima Repubblica c’era chi rubava, ma c’era anche un progetto politico, culturale, di gestione della cosa pubblica che oggi manca. Oggi c’è improvvisazione. Craxi quando si è assunto la responsabilità degli errori, il problema è che doveva farlo prima. Renzi, che ha citato Craxi, ha posto un problema giusto: la gestione delle fondazioni, dei partiti, delle fondazioni, ma l’ha fatto nel momento sbagliato, il giorno dopo che lo hanno inquisito per quei fatti. A quel punto non sei più credibile”.