Antonio Di Pietro escluso dalle liste dei candidati del Partito Democratico: “Quando hanno portato il mio nome alla direzione nazionale del partito l’altra sera, Renzi ha detto ‘non candiderò mai quel giustizialista di Di Pietro finché sarò segretario’. Io gli ho risposto che evidentemente preferisce accordarsi col pregiudicato Berlusconi che con il giustizialista Di Pietro”.
“Avevo messo una condizione alla mia candidatura – racconta l’ex magistrato a Radio Cusano Campus -, quella che non avrei mai votato l’inciucio tra Renzi e Berlusconi. Renzi per questo non mi ha candidato, ma io alla mia età, dopo tutto quello che ho fatto, non vado a vendermi l’anima”.
Per Di Pietro l’accordo tra Renzi e Berlusconi dopo il voto è scontato, “la cartina di tornasole è la mia esclusione, io sarei stato un voto contro. Tutti stanno rilevando, basta vedere quello che dice Sposetti al Fatto Quotidiano, che non si rispettano i territori e le minoranze. Il Pd regionale del Molise che è venuto a chiedermi il favore di candidarmi è un Pd renziano. Lui ha umiliato i suoi stessi collaboratori, porta solo yes man in Parlamento. Così viene a mancare la democrazia stessa”.
“Nel centrodestra Berlusconi mette i suoi personaggi, lo stesso Movimento Cinque Stelle fa le primarie ma poi le aggiusta. Il Pd cancella dalle liste quelli che non la pensano come il segretario nazionale. In questo momento stiamo attraversando un pericoloso difetto della democrazia. Un partito che non dà spazio alle voci libere non è un partito, ma semplicemente un gruppo di yes man che pur di andare in Parlamento sono disposti a vendere l’anima al diavolo”.