Antonio Di Pietro, riguardo la sua deposizione in Procura sul crollo del Ponte Morandi a Genova, parlando a Radio Cusano Campus ha detto: “Sono molto orgoglioso della mia deposizione di ieri. Io sono un teste di accusa. La Procura mi ha chiamato a deporre per sapere quali erano i tipi di controlli che andavano fatti e chi non li ha fatti. C’è una struttura: un ponte, c’è un soggetto che deve tenerlo in manutenzione e in efficienza: Autostrade, poi c’è il concedente che sarebbe il controllore. Chi è questo soggetto? Io all’epoca individuai chi e come dovevano essere fatti i controlli, però dato che il ponte è caduto c’è qualcuno che non ha fatto manutenzione e qualcuno che non ha fatto i controlli”.
“Sul piano istituzionale, politico e penale ci sono tre livelli di responsabilità. Su quello penale la responsabilità è di quelle persone che in determinati uffici non hanno fatto quello che dovevano fare, sarà il giudice ad individuare le responsabilità personale. Poi c’è la responsabilità politica e istituzionale. La politica doveva mettere in campo degli strumenti di controllo e verificare che i controllori controllassero. Io posso già dire come andrà a finire. I livelli più bassi di responsabilità, quelle penali, si possono individuare, più si sale più la responsabilità diventa istituzionale e politica. Quando la responsabilità è politica, come si sa, si risponde al popolo e non al magistrato, è una bella frase per dire che come al solito si segue una cosa fatta male ma non il mandante”.
Sulla ricostruzione di Ponte Morandi. “Non ho capito perché hanno fatto una norma per cui intanto paghiamo noi e poi ci facciamo ridare i soldi da Autostrade. Queste sono bambinate: siccome hai fatto cadere il ponte non te lo faccio rifare. Bella figura del cavolo che hai fatto! Invece bisognava farglielo rifare e poi togliergli la concessione”.
Sul ddl anticorruzione e le dichiarazioni di D’Uva: tratteremo i corrotti come i mafiosi. “Mi piace questo approccio, perché il mafioso rovina la società, ma anche questo sistema di corruzione che umilia il Paese. Credo che sia un modello da sconfiggere. So che molti stanno criticando questo decreto anticorruzione, ma meglio poco che niente. Sicuramente ci sono errori, io non avrei fatto il daspo in quel modo, non avrei rinviato la riforma della prescrizione, ma benedetto il signore almeno cominciamo. Io quel provvedimento l’avrei votato perché ci sono anche delle cose buone. Se ogni volta dici: questo no, questo no, sempre al palo stai”.