La casa posseduta dagli italiani all’estero in Italia che hanno lasciato, che lasciano e che lasceranno l’Italia costituisce il cordone ombelicale attraverso il quale si estrinseca in modo più palese e continuo il legame tra l’Italia ed i suoi connazionali, segnando anche la dinamica generazionale in prospettiva.
Reciderlo, affievolirlo o minarlo comporta, a ben vedere, conseguenze negative anche sul piano economico, nell’immediato ed in prospettiva, per il nostro Paese.
Occorrerebbe quindi una politica fiscale che sia da incentivo e non da ostacolo, e che, lungi dal determinare solo allontanamento e disaffezioni graduali e progressive, favorisca non solo il mantenimento degli attuali immobili, ma anche l’investimento per il loro buon stato di conservazione e per il loro ammodernamento, nonchè per l’acquisto di nuove abitazioni da parte di quei cittadini italiani residenti all’estero che siano orientati in tal senso.
In quest’ottica sarebbe auspicabile ed utile estendere a tutti lo stesso regime fiscale riservato ai residenti sul territorio nazionale.
Ma la miopia endemica dei nostri governanti ed anche dell’attuale governo italiano nei confronti degli italiani all’estero, discriminati e vessati da iniqui e gravosi oneri fiscali, intesa solo ed esclusivamente a far cassa, è prevalsa ancora una volta.
Esso ha infatti eliminato anche ai pensionati italiani all’estero, invece di estenderlo a tutti, il riconoscimento ai fini fiscali del loro immobile posseduto in Italia come prima casa.
L’allargamento della platea sarebbe servito ad eliminare quella forma di discriminazione che si era venuta a creare tra gli italiani residenti all’estero e quelli residenti in Italia e tra i residenti all’estero medesimi.
La misura adottata recentemente, oltre a colpire pesantemente i pensionati, delude ulteriormente le aspettative di coloro che avevano posto la loro fiducia nelle promesse di impegno a portare avanti questa rivendicazione da parte dei nostri rappresentanti all’estero.
Rimangono tuttavia incomprensibili le ragioni che hanno indotto il governo ad assumere, in modo così schizofrenico e perverso, un atteggiamento così iniquo nei confronti di quegli italiani che con il loro legame con il Paese di origine potrebbero costituire, non solo sul piano economico, un patrimonio per il presente e per il futuro dell’Italia.
D’altro canto, i residenti all’estero, soggiogati dalla mancanza di un peso politico specifico, sono sottoposti ad angherie e sopraffazioni, subendo l’arroganza e la miopia di governi incapaci che invece di migliorare le sorti del nostro Paese e dei loro cittadini e connazionali le peggiorano oltremodo.
Intanto la nostra collettività all’estero, nella sua interezza ed attraverso la sua rappresentanza parlamentare, non riesce a superare quel rapporto di subalternità e di sudditanza che caratterizza il suo legame con la madre Patria.