Matteo Salvini, come è noto, risulta indagato per i fatti che riguardano la nave Diciotti. Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Lavoro, è categorico: Salvini non deve dimettersi. Intervistato dal quotidiano La Stampa Di Maio difende il proprio collega vicepremier e ministro dell’Interno: “L’indagine di Agrigento è un atto dovuto. Perché le decisioni prese a proposito della Diciotti facevano capo al Viminale. Ma le scelte del governo sono state condivise”. Insomma, il governo, tutto, sta con Salvini.
Per Di Maio “c’è una bella differenza tra un politico indagato per un atto dovuto perché fa l’interesse della nazione ed eletti del Pd indagati per corruzione, concussione e istigazione a delinquere. Quando sarà il momento lo spiegheremo ai giudici con i quali non ci vogliamo certamente mettere in contrapposizione. Sono logiche del passato che non ci appartengono e dalle quali prendiamo le distanze. E’ giusto e normale che i giudici facciano serenamente il loro lavoro”.
Il codice etico del Movimento 5 Stelle “è sempre lo stesso. E continua a valere. Di fronte agli atti dovuti ci siamo sempre comportati così. Con Raggi, con Appendino e con Nogarin”. “Io non devo fare l’avvocato difensore di Salvini. Lo conosciamo bene. Non è che scopriamo oggi il personaggio. Salvini fa Salvini, io faccio Di Maio. Ma il punto è che sui temi del contratto lui e la Lega sono sempre stati leali. Penso al decreto dignità. Ha avuto forti pressioni, ma ha rispettato gli accordi”.
Secondo alcune ricostruzioni giornalistiche Salvini sarebbe pronto a fare cadere l’attuale esecutivo. Ma Di Maio smentisce con un sorriso: “Salvini è pronto a far cadere il governo? Non mi pare proprio che sia questa l’aria. Insieme lavoriamo bene”.
Di Maio ribadisce di non sentirsi prevaricato dal protagonismo del ministro dell’Interno: “E’ un ragionamento che non capisco. E soprattutto i numeri che ho io dicono altro. Assieme rappresentiamo il 65% degli elettori. Ma né loro né noi siamo autonomi. Piuttosto sono le opposizioni a essere in caduta libera”.
“HANNO DIRITTO A CHIEDERE ASILO”
Secondo il vicepremier Luigi Di Maio la gestione del caso Diciotti è stato “un chiaro segnale al mondo per dire che l’Italia fa sul serio sulla redistribuzione dei migranti. E i giorni passati per risolvere il caso sono serviti a trovare la soluzione migliore per chi era a bordo. Persone che invece di finire in un lager come il Cara di Mineo avranno sistemazioni dignitose.
Persone che abbiamo assistito quotidianamente con l’aiuto di medici, psicologi e mediatori culturali. La loro salute è stata la nostra prima preoccupazione. Su quella nave non è salita solo la Boldrini. E mi lasci dire un’altra cosa, Albania e Irlanda hanno dato uno schiaffo ai grandi d’Europa. E anche la Chiesa. Aggiungo che gli eritrei hanno diritto di chiedere asilo”, “per me, per i 5 Stelle e per il governo, chi scappa da una guerra o da una persecuzione politica ha tutto il diritto di chiedere asilo. Gli altri no”.
“GOVERNI CHE CI ATTACCANO HANNO ORE CONTATE”
In Europa “non credo che ci detestino. Credo che i singoli Paesi europei si siano sempre fatti gli affari loro e che l’Italia sia sempre andata in soccorso di tutti. Ora il vento è cambiato. Le contraddizioni stanno venendo fuori. Penso alla Spagna, che ci fa la morale ma ha rimandato i migranti in Marocco e ha chiesto aiuto all’Europa a pochi mesi dall’apertura dei suoi porti. Su questo tema l’Ue si gioca la propria credibilità. Molti governi ci attaccano chiamandoci populisti, senza rendersi conto che hanno le ore contate. Alle prossime elezioni europee prenderanno una batosta memorabile. Anche in Francia, Germania o Spagna i cittadini che la pensano come noi sono la maggioranza. Persone che hanno problemi profondi. A cominciare dalla povertà”.
“ORA ACCORDI CON I SINGOLI STATI”
Chi sono oggi gli alleati internazionali dell’Italia? “Dipende dai dossier. Agiamo e pensiamo in modo diverso dal passato. Conte, per esempio, ha un ottimo rapporto con Trump, che non a caso chiede agli investitori americani di venire da noi. Fincantieri collabora con la Francia. Abbiamo dossier economici aperti con la Germania. Ci comportiamo esattamente come fanno gli altri e come l’Italia non ha mai fatto. Bisogna uscire dalla retorica europeista per cui basta far parte dell’Unione per andare d’amore e d’accordo. Non significa farsi dei nemici. Ma avere a cuore i nostri interessi”.
E alla domanda su cosa farà il governo al prossimo caso Diciotti risponde: “Ora dobbiamo individuare procedure standard. E avendo capito che è inutile rivolgersi a Bruxelles o alla Commissione europea, tratteremo direttamente con i singoli Stati. Ma se l’Europa continuerà a non ascoltarci metteremo il veto sul bilancio e su tutti i dossier su cui è possibile farlo. Tra il 2020 e il 2027 ci sono in ballo 1137 miliardi di euro”, “non è una ripicca. Affermiamo un principio. La solidarietà deve valere sempre. Diversamente non ha senso che noi finanziamo la Ue”, “non ci interessano le toppe provvisorie. Ci interessa la prospettiva”.
“NOI DIVERSI DA ORBAN”
L’Italia somiglia sempre di più all’Ungheria di Orban? “L’Ungheria di Orban alza muri di filo spinato e rifiuta i ricollocamenti. Per quello che mi riguarda chi non aderisce ai ricollocamenti non ha diritto ai finanziamenti europei. Noi le quote le accettiamo. Tanto è vero che i migranti della Diciotti sono arrivati perché Malta prima ci ha chiesto una mano, poi ci ha chiuso i porti. Non ci siamo tirati indietro, ma la solidarietà deve essere una missione europea. Non solo italiana”. È vero che ha chiesto ai capogruppo M5S di prendere le distanze dall’incontro tra Orbán e Salvini di domani perché se fosse intervenuto direttamente Conte, Salvini avrebbe aperto la crisi di governo? “È vero che io, Conte, Moavero e Salvini eravamo molto concentrati sulla Diciotti. Orbán è molto diverso da noi e quindi era giusto sottolinearlo. Il primo ministro ungherese rappresenta una forza di destra, mentre il M5S non è né di destra né di sinistra”.
“BENETTON VERGOGNOSI, NAZIONALIZZIAMO”
“Sono stato a trovare, qui a Pomigliano, i familiari di una vittima del Ponte Morandi. Mi hanno detto che ci sentono vicini. È il complimento più bello. So che dobbiamo fare qualcosa per loro. Cominceremo nazionalizzando le autostrade e togliendole ai Benetton”, “da un punto di vista umano hanno avuto un comportamento vergognoso. Dopo la tragedia ha parlato solo Atlantia. E lo ha fatto per dire che il ponte era sicuro. Neanche una parola sulle vittime. Ma la manutenzione di quel ponte spettava a loro. In compenso in questi anni hanno guadagnato miliardi dai pedaggi. Profitti a scapito della manutenzione. Per questo vogliamo nazionalizzare. Per abbassare i pedaggi e aumentare gli investimenti”. “Non vogliamo la loro elemosina. Se versano i soldi per rifare il ponte fanno solo la metà del loro dovere. Il ponte sarà rifatto comunque. E non da loro”.