Luigi Di Maio, attuale ministro degli Esteri, in un passaggio del suo libro “Un amore chiamato politica”, edito da Piemme, scrive: “Anche all’accusa di omosessualità non ho mai risposto. Era marzo 2018. Fu montata, costruita e alimentata da Vittorio Sgarbi. Una persona colta, intelligente, da un certo punto di vista apprezzabile nella sua schiettezza, ma dai valori discutibili. Almeno per come li manifesta, per come in più occasioni ha mostrato violenza verbale verso le donne”.
“Io non sono omosessuale”, prosegue il titolare della Farnesina, “ma se lo fossi stato non l’avrei vissuta come una colpa. Si raccontava che il mio precedente staff fosse pieno di omosessuali. Ovviamente non ci sarebbe stato nulla di male, ma non era vero”.
“Ho sempre trovato aberrante il fatto di utilizzare questa invenzione come un insulto, un modo per gettare discredito sulle persone che lavoravano per me, per violentare il senso di rispetto che ognuno di noi dovrebbe nutrire verso il prossimo. Ma questa è la politica, il luogo dove si esaspera ogni vizio e qualsiasi maldicenza”.