Una forte denuncia a firma di un autorevole editorialista, Gian Antonio Stella, attento alle vicende dell’emigrazione italiana e autore lui stesso di best seller e spettacoli sull’argomento, ha richiamato nel modo meno sperato l’attenzione sul Museo dell’emigrazione italiana. O meglio su quanto ne resta dopo le incerte vicende degli ultimi anni.
Lo scrivono in una nota congiunta i deputati del Pd eletti all’estero, Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta, Tacconi.
Tuttavia, diversamente da quanto leggiamo nell’articolo, è accaduto che il dominio museonazionaleemigrazione.it sia stato “vittima” di un caso di domain grabbing (accaparramento di nomi a dominio). Un certo “Jose Gio” ha infatti acquistato il dominio e creato un sito dove, nascosti tra le righe di quelli che sembravano articoli seri, ha inserito una serie di parole chiave che facevano preciso riferimento e reindirizzavano a siti e contenuti pornografici. Il sito stesso veniva indicizzato da Google come sito ufficiale del museo e dunque, considerando la reputazione del motore di ricerca, non vi era alcun dubbio che il sito fosse legittimo.
La cosa dispiace per il fatto in sé e anche per l’esempio di distrazione e lentezza che si è dato ad una platea internazionale, dal momento che l’On. Fedi già nel mese di marzo aveva segnalato la cosa ai ministeri interessati.
Quello che più importa, ora, è parlare del Museo dell’emigrazione, non per gli incidenti di percorso, ma per il suo destino e per il suo rilancio. E’ quello che abbiamo fatto con una nostra interrogazione, a prima firma Fedi, al Ministro degli esteri e al Ministro dei beni e attività culturali. In essa, oltre a chiedere in quale modo si pensa di mettere in sicurezza un sito che dovrebbe raccogliere la vicenda storica e umana di milioni di italiani, contribuendo anche a dare un’immagine dell’Italia all’estero, abbiamo posto la questione ben più cruciale del destino e dell’impostazione del Museo.
Si ricorderà, infatti, che il Ministro Franceschini nello scorso autunno ha annunciato la fine della provvisoria ospitalità presso il Vittoriano a Roma e l’avvio di una fase di concertazione con i rappresentanti delle istituzioni locali liguri per il trasferimento del MEI presso il Museo del Mare (MUMA) di Genova. In più occasioni e anche in contatti diretti, abbiamo manifestato la nostra disponibilità a considerare in modo aperto questa eventualità, offrendo anche la nostra collaborazione, se ritenuta utile.
Il vero problema è che il Museo è nato male e vissuto peggio, dal momento che fin dalla sua origine è stato svuotato dell’iniziale impostazione, delineata nel 2008 dal Governo Prodi, dal Ministro D’Alema e dal Vice Ministro Danieli, oltre che dagli eletti all’estero dell’epoca, che lo concepiva, in linea con le più innovative esperienze internazionali, come museo delle migrazioni, in uscita e in entrata, e come asse di coordinamento di una rete di musei e di centri di ricerca nazionali e internazionali, realizzata tramite un ampio ricorso alla multimedialità.
La questione più importante, dunque, è quella di vedere se nella fase che si apre, nel nuovo progetto scientifico del Museo nazionale dell’emigrazione si riesca a salvaguardare l’esigenza di rispondere all’originaria impostazione di esso, caratterizzandolo come luogo di rappresentazione del paese sia sul versante dell’esodo e delle nuove mobilità che su quello dell’approdo e dell’accoglienza, nonché come rete di connessione e di valorizzazione delle altre istituzioni museali esistenti. Per quanto ci riguarda, abbiamo da tempo dato un nostro contributo presentando un disegno di legge ancorato a questi concetti.
Sarebbe certo utile se su queste cose si evitassero reazioni localistiche e si aprisse – in Italia e all’estero, tra gli esperti e tra i rappresentanti delle nostre comunità – un confronto di orientamenti e di posizioni, che certo non ci vedrà estranei.
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