Una sorda irritazione mi ha fatto andare il sangue alla testa in questi minuti durante la trasmissione su Rai 2 Virus condotta da Nicola Porro. Dopo aver ascoltato due poliziotti che guadagnano millesettecento euro al mese dopo oltre trent’anni di servizio per prendere in faccia bombe carta, bastonate, sputi e sassi, è intervenuto il candidato Casarini, tizio ben noto per aver partecipato a ogni genere di disordine pubblico.
Secondo il Casarini i poliziotti dovrebbero avere un numero identificativo sul casco, mentre i manifestanti, come lui, dovrebbero poter indossare caschi, sciarpe, passamontagna e anche brandire mazze e armi improprie liberamente. Ma come diavolo ragiona costui?
Un soggetto che si prende il diritto di sfasciare vetrine e automobili senza pagare un centesimo di danni, va lui identificato, con un codice a barre sulla fronte tatuato in modo indelebile come si usa fare con i capi bovini. Io non so come le Forze dell’Ordine possano riuscire a rimanere nel loro ruolo professionale e corretto davanti a simili provocazioni. Non so come gli agenti riescano a mantenere il controllo e li stimo immensamente per questo.
Ogni volta che vedo interi quartieri devastati da questi buzzurri frustrati, io vorrei spazzarli via con gli idranti e poi vederli lavorare fino a quando hanno risarcito anche l’ultimo ramoscello danneggiato nelle nostre città. Strano il concetto di democrazia di Casarini, molto strano. Piuttosto di votare uno come lui io mi impiccherei.
Uno Stato serio non dovrebbe autorizzare nemmeno l’inizio di una manifestazione quando sul campo compaiono mascheramenti, armi, bastoni, fumogeni ecc. Perché Casarini non prova ad andare in Russia a fare il furbo con Putin, oppure in Corea o forse anche negli Stati Uniti? Diventerebbe una pecorella smarrita. Trovo questa persona sgradevole, irritante, nauseante, rivoltante, odiosa, molesta, antipatica, violenta, arrogante, presuntuosa, altezzosa, stomachevole. Lo Stato che vorrei io è uno Stato che non consenta a simili individui nemmeno di comparire nelle pubbliche piazze.
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