Il giornalista puo’ andare in carcere. Il direttore no. Lui, in caso di diffamazione, se la puo’ cavare con una multa fino a 50mila euro. E’ questo l’ennesimo ‘rilancio’ del Pdl sul ddl Diffamazione per tentare di evitare a tutti i costi il carcere al numero uno de ‘Il Giornale’ Alessandro Sallusti. Filippo Berselli (Pdl), presidente della commissione Giustizia del Senato e relatore del provvedimento che sta facendo discutere Palazzo Madama dal 27 settembre scorso, oggi deposita l’emendamento ‘salva direttori’.
Il meccanismo e’ semplice: nel caso in cui ci sia una condanna per diffamazione a mezzo stampa per l’attribuzione di un fatto specifico (la fattispecie piu’ grave) il giornalista autore dell’articolo incriminato andra’ in carcere fino a un anno. Mentre il direttore, in concorso di reato con il cronista, verra’ punito con una multa che potra’ oscillare dai 5 ai 50mila euro. Nell’ipotesi in cui si tratti invece solo di ‘omesso controllo’, cioe’ senza dolo, ma ‘a titolo di colpa’, la multa cala: dai 2 ai 20mila euro. Infine la terza ipotesi, quella che piu’ si adatta, come spiega Berselli, ‘all’ipotesi Sallusti’: se l’autore dell’articolo diffamatorio resta ignoto o non e’ identificabile o e’ stato sospeso o radiato dall’Ordine dei giornalisti, al direttore si applichera’ la pena dai 3 ai 30mila euro. Nel caso Sallusti, infatti, l’ex collaboratore dei Servizi Renato Farina, ora deputato Pdl ed ex cronista, si autodenuncio’ come autore del pezzo costato la condanna al direttore del ‘Giornale’. ‘Io sono assolutamente contrario all’ipotesi del carcere per i giornalisti – commenta Berselli – ma ormai l’ipotesi di condanna non si puo’ piu’ togliere dal ddl perche’ l’Aula nella precedente seduta ha votato l’emendamento della Lega che diceva ‘si’ al carcere per i cronisti pur riducendolo a un anno’. La legge ora in vigore, infatti, prevede la detenzione da 1 a 6 anni piu’ la multa. ‘Ma una volta che passa il principio – insiste Berselli – non si puo’ piu’ cambiare’.
Al massimo si puo’ prevedere una ‘deroga’, che e’ quella che si propone ora per i direttori. E’ l’ennesimo tentativo di mediazione, precisa Berselli, che chiede a Lega e Api di revocare la richiesta di voto segreto’ Nel centrosinistra il coro di proteste e’ unanime. ‘Ormai e’ un corpo morto – commenta il presidente dei senatori Pd Anna Finocchiaro – dobbiamo staccare la spina. Quello che sta uscendo fuori e’ un ‘testo-Frankenstein”. E il Pd ci prova a tirare il freno a mano presentando in serata una questione sospensiva che verra’ messa ai voti domani in Aula alle 10. ‘A seconda di come andra’ il voto – avverte Gasparri – verra’ riconvocata un’altra Capigruppo per decidere il da farsi. Ma noi ovviamente speriamo si possa continuare con l’esame’.
‘La norma ‘salva-direttori’ – interviene il responsabile Giustizia Idv Luigi Li Gotti – e’ invotabile anche perche’ stravolge completamente l’articolo 110 del codice penale sul concorso di persone nel reato’. ‘Ormai e’ diventata una barzelletta parlamentare’, assicura Salvatore Lauro (Pdl).
Basta. Neanche il ‘miracolo di Lazzaro lo resuscitera”. Anche il primo firmatario del ddl Vannino Chiti (Pd) dice no all’ ‘accanimento terapeutico’ sul ddl. Si inserisca piuttosto nel ddl sulle messa alla prova, ora alla Camera, il ‘no’ al carcere per i giornalisti e si chiuda il capitolo diffamazione. La norma che mette ‘in galera i cronisti e lascia liberi i direttori’, commenta il segretario Fnsi Franco Siddi, e’ ‘un rattoppo con il buco. Impraticabile’. Andando avanti ‘con una sorta di asta’ sulle sanzioni ai giornalisti ‘non solo si sfiora il ridicolo – insiste – ma si arriva al disastro e alla figuraccia internazionale’.
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