La Nuova Sardegna torna a parlare dei dazi Usa, assai dannosi per le esportazioni del nostro prezioso made in Italy. Scrive il quotidiano sardo: “Il made in Italy e con esso diverse produzioni di eccellenza della Sardegna attendono con ansia, mascherata da speranza con una spruzzata di ottimismo, il 13 gennaio: quel giorno, lunedì, si concluderà la procedura di consultazione avviata dal Dipartimento del commercio americano (Ustr) sulla nuova black list allargata dei prodotti europei. Un nuovo possibile ‘bombardamento’ di dazi Usa, fino al 100% del valore della merce, annunciati da Trump che potrebbe andare a colpire anche prodotti sfuggiti nella prima ondata di ottobre” come il pecorino romano “che non ha reali concorrenti nel territorio Usa, dove non c’è una produzione di formaggi ovini, ma l’italian sounding (il taroccaggio effettuato con l’utilizzo di marchi che ricordano ingannevolmente quelli del Belpaese) si manifesta con la proposta di formaggi vaccini, come il ‘Romano cheese'”.
“Noi teniamo alta la guardia e i nostri legali stanno lavorando perché il Pecorino Romano non venga coinvolto anche in questa seconda fase di imposizioni” spiega Salvatore Palitta, presidente del Consorzio per la tutela del Pecorino romano Dop.
“Il pecorino romano fu escluso dalla scure perché rientra tra i prodotti for grate, ovvero da destinare a grattugia come condimento. Nel 2018 ne sono state esportate circa 9 mila tonnellate, quasi 65 milioni di euro di valore. Arriva come forma sul territorio Usa e qui viene trattato da aziende locali, per cui crea un indotto anche oltre Oceano e per questo motivo gli americani potrebbero aver depennato momentaneamente il più famoso formaggio ovino d’Europa dalla lista nera. Ma anche altre produzioni creano indotto negli States e la preoccupazione è palpabile”.