Voglio confessarvi che Zelensky ogni giorno che passa mi risulta sempre più insopportabile. Di certo sa recitare bene la sua parte, abbigliamento giusto per le circostanze, barba volutamente poco curata, tono di voce deciso ma con venature di doverosa sofferenza. Tuttavia, niente mi può togliere dalla mente che si tratti di una marionetta costruita dagli americani, un personaggio che si è calato talmente nella parte da pensare di essere diventato autonomo e quasi indipendente. Capisco che oramai, visto il ruolo, non può che ergersi a paladino della difesa di uno Stato indubitabilmente aggredito dal Paese vicino e non può certo permettersi di calare le braghe arrendendosi all’esercito invasore. Da un certo punto di vista l’uomo è ammirevole, da un altro suscita ripugnanza.
Il motivo per cui ho cominciato a sperare che scompaia al più presto dalle cronache è che il suo atteggiamento sta diventando quello di un vero e proprio criminale. È evidente a tutti che l’enorme quantità di armi moderne ed efficaci ricevute dall’occidente non gli bastano più e che vorrebbe che i suoi amici-alleati facciano anche altro. Ciò cui platealmente aspira è che il conflitto si allarghi e che la NATO intervenga direttamente in sua difesa. Non gli importa che un tale evento implichi l’inizio di una vera guerra mondiale, forse addirittura di una guerra atomica: lui pensa a sé stesso e alla vittoria contro i russi, qualunque sia il prezzo che il resto del mondo dovrà pagare.
La dimostrazione di questa sua intenzione sta in quell’incidente avvenuto in Polonia, vicino al confine con l’Ucraina, ove sono morti due cittadini polacchi. Senza dubbio si è trattato di un missile e Zelensky ha subito urlato che si trattava di un attacco russo. Era ovvio che, se così fosse veramente stato, poiché ad essere colpito era un Paese membro dell’Alleanza, la NATO avrebbe dovuto reagire in qualche modo.
I russi hanno immediatamente negato che il missile fosse stato lanciato da loro e, saggiamente, sia Biden che i maggiori leader occidentali hanno dato credito a questi ultimi.
L’ipotesi ora più accreditata è che sia stato un missile, sì di fabbricazione russa, ma lanciato dagli stessi ucraini che ne possiedono ancora dai tempi sovietici. Perché l’avrebbero fatto? La risposta ufficiale è che l’ordigno facesse parte di quelli sparati a fine di contraerea nel tentativo di fermare in cielo l’arrivo degli ordini russi lanciati contro le postazioni civili ucraine. In questo caso, si sarebbe trattato di un atto involontario e di una caduta del tutto accidentale in territorio formalmente neutrale.
Però, poiché io sono certamente prevenuto contro l’attuale governo di Kiev e contro il suo presidente in particolare, mi viene da pensare a una spiegazione che nessuno in occidente oggi può permettersi di condividere per motivi di opportunità politica: che il lancio verso la Polonia sia stato fatto volutamente e su ordine di Zelensky proprio per creare il casus belli che avrebbe “obbligato” la NATO a intervenire militarmente contro la Russia.
Vi sembra una fantasia o un’interpretazione troppo “faziosa”? Può darsi, ma i toni dei vari discorsi di quell’attore-Presidente, se ascoltati con attenzione e nemmeno in filigrana, suonano da molto tempo verso quella direzione. Le stesse condizioni che sciaguratamente pone per poter iniziare una possibile trattativa di pace sono evidentemente quelle che avanzerebbe chi di pace non vuol sentire parlare, ma cerca solo una “vittoria”.
Nessuno mette in discussione, e tantomeno io, che il conflitto attuale sia cominciato per volere di Mosca e che si tratti di un’aggressione. Tuttavia, non vanno mai dimenticate due cose: una è che i primi bombardamenti di artiglieria contro città e abitazioni civili sono stati quelli lanciati dall’esercito di Kiev contro gli abitanti del Donbass; l’altra è che, se Poroshenko dapprima e Zelensky poi, avessero applicato gli accordi sottoscritti anche da Kiev a Minsk II, sicuramente questa guerra non sarebbe mai iniziata.
L’Europa, sotto pressione degli americani e preda di politicanti di terza tacca, ha la sua responsabilità. Non solo non ha fatto nulla per obbligare Kiev ad attenersi a quanto concordato a Minsk, ma ha sempre taciuto sulla persecuzione effettuata nella maggior parte del territorio ucraino contro i cittadini del loro stesso Stato che si sentivano di etnia russa. Perché nessuno da Bruxelles e dalle altre capitali ha protestato contro la loro esclusione dalla vita civile, la chiusura dei loro giornali e delle loro televisioni, l’espulsione dal Parlamento dei deputati considerati filo-russi?
Perché si continua a considerare l’Ucraina come un Paese “democratico” nonostante chi comandi veramente siano solo pochi oligarchi, l’esercito abbia assorbito milizie dichiaratamente filo naziste e molti ucraini, donne e uomini sono così vicino al livello di non-sussistenza che devono emigrare all’estero mentre i pochi benestanti (Zelensky compreso) comprano yacht e ville all’estero? Perché i nostri politici e la nostra stampa hanno minimizzato o taciuto sull’eccidio compiuto nel 2014 a Odessa da miliziani di estrema destra contro un gruppo di indifesi cittadini che volevano solo difendere pacificamente le loro radici culturali russe?
Che la guerra in Ucraina sia una guerra per procura e che tutte le parti coinvolte, anche indirettamente, abbiano una propria responsabilità non può essere oggetto di dubbio e lo stesso Papa, non a caso, parla di “terza guerra mondiale”. Fortunatamente (anche se questo avverbio suona indubbiamente cinico in queste circostanze) almeno per ora resta una guerra per procura degli Usa contro la Russia e formalmente si ferma sul territorio ucraino. Tuttavia se Zelensky continuerà nel gioco di provocazioni che io gli attribuisco, il rischio che diventi una guerra a tutto campo e che coinvolga direttamente anche noi può purtroppo verificarsi.
Possiamo solo sperare che, magari negoziando sottobanco, Washington e Mosca trovino un accordo che salvi la faccia ad entrambi e che ponga fine a questo conflitto. Di certo, un accordo non potrà avvenire sulla base di quanto il fantoccio Zelensky sembra pretendere. La Crimea è e deve restare russa e per il Donbass si tratta di negoziare. Se mai Mosca lo accettasse, l’Ucraina potrebbe restare unita, purché tutti i suoi cittadini abbiano gli stessi diritti e le minoranze siano tutelate. In alternativa so faccia ciò che aveva proposto il magnate Elon Musk vi si svolga un nuovo referendum controllato dalle autorità internazionali e ci si impegni a rispettarne l’esito.
*già deputato, è analista geopolitico ed esperto di relazioni e commercio internazionali