“Alla sfida bisogna andare con leggerezza e con un sorriso”. A meno di due settimane dall’appuntamento referendario, il premier, reduce dai festeggiamenti per i suoi primi 1000 giorni di Governo, appare sereno nonostante il pressing da parte delle opposizioni. In caso di vittoria del No, i pentastellati si dichiarano contrari ad un governo di scopo e pronti alle urne. Ma il Cavaliere modera le polemiche mostrandosi disponibile al confronto con Renzi. “Se vince il No è indispensabile sedersi al tavolo per fare una nuova riforma e una nuova legge elettorale”, spiega Silvio in un’intervista a Matrix.
Intanto il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi assicura le opposizioni che il dibattito sull’Italicum è aperto e nega che una vittoria del Sì possa favorire l’ avvento di una nuova forma di presidenzialismo.
ItaliaChiamaItalia ha ascoltato la voce dell’On. Dario Rivolta, già deputato di Forza Italia, una vita in Parlamento, per anni uno degli uomini più vicini all’uomo di Arcore. Rivolta è sostenitore delle ragioni del Sì al referendum costituzionale.
On. Dario Rivolta, lei fa parte di quegli ex azzurri che hanno deciso di votare Sì al referendum. Vorrebbe chiarirci meglio la sua posizione e il perchè della sua scelta?
Vi sono diversi motivi per cui ho deciso di votare Sì. Nonostante questa riforma non sia perfetta costituisce comunque un passo in avanti molto importante, poichè mette mano a molte questioni che necessitavano di essere prese in considerazione. Innanzitutto, se passa il Sì viene eliminato il bicameralismo perfetto e – anche se la soluzione adottata non è il massimo che si poteva sperare – rappresenta già un passo in avanti. Quando il fronte del No dice che questi senatori non saranno eletti mente sapendo di mentire, perchè si tratterà in ogni caso di persone comunque elette. I consiglieri regionali saranno eletti in quanto tali con il voto di preferenza e questo varrà a maggior ragione per i sindaci. Se poi si punta il dito sul meccanismo di selezione dei consiglieri regionali e dei sindaci, vorrei ricordare che questo si baserà su un’ulteriore elezione che – seppur indiretta – rappresenta pur sempre una forma di elezione democratica e dunque legittima.
La cancellazione del Cnel descrive un altro punto importante. Si è rivelato essere infatti un ente del tutto inutile, dispendioso, ricovero di sindacalisti e fonte di pochi tecnici per di più raramente consultati. In conclusione, posso valutare positivamente il contenuto di questa riforma anche perché, se venisse approvata, metterebbe fine al finto federalismo a cui siamo abituati e finalmente si tornerebbe a restituire al centro – dunque allo Stato – le decisioni in merito a temi di estrema importanza quali l’energia, le infrastrutture e la sanità. Materie dai contenuti complessi che le regioni purtroppo – salvo alcune eccezioni – non hanno saputo gestire.
Se dovesse vincere il no – in ogni modo – dobbiamo aspettarci delle conseguenze economiche pesanti. Il Governo si dovrebbe dimettere e prima di andare a nuove elezioni bisognerà – indipendentemente dall’esito del referendum – fare la riforma del sistema elettorale. Questo potrebbe prendere qualche mese – addirittura anche un anno – ma se si trattasse (nelle migliori delle ipotesi) anche di soli tre mesi, si arriverebbe almeno alla fine di febbraio prima di poter andare al voto ed è chiaro che se queste fossero le premesse, potrebbe scatenarsi un meccanismo di speculazione internazionale con ripercussioni molto gravi per il nostro Paese. Crescerebbe il nostro spread, ovvero gli interessi che noi dobbiamo pagare sul debito pubblico e per l’Italia questo rappresenterebbe qualcosa di molto brutto.
Gli italiani all’estero perderanno i loro senatori se dovesse passare la riforma. Per molti connazionali questo è un buon motivo per votare no. Lei come commenta?
Una parte degli italiani all’estero teme – nel caso di vittoria del Sì – di non essere rappresentato al Senato, ma dimenticano che questo non avrebbe alcuna importanza al livello decisionale. L’organo decisionale sarà la Camera e i nostri connazionali all’estero continueranno ad essere rappresentati alla Camera come lo erano prima. Forse potrebbe cambiare qualcosa per i professionisti della politica tra gli italiani all’estero, poiché c’è il timore che la riforma riservi qualche posto in meno (sei), ma spero che si guardi a questa realtà prescindendo dagli interessi personali e professionali di ciascuno e tenendo a mente che ciò che realmente conta sarà avere una propria rappresentanza lì dove si decide e non dove a contare sarebbero esclusivamente le questioni ambientali, locali e regionali.
Pensa Fi sia compatta sul No al referendum dopo il No espresso recentemente da Berlusconi?
Comprendo il presidente Berlusconi. Non avrebbe mai potuto assumere una posizione diversa e, in base a questa logica, la posizione di Fi non può che essere questa. Credo però che non tutti gli elettori azzurri la pensino in questo modo. Immagino che non si limiteranno alle indicazioni suggerite dall’appartenenza di partito ma potranno – e suppongo questo possa valere per la maggior parte – votare ai fini dell’approvazione di questa riforma. D’altra parte in questa riforma ci sono molte cose che avremmo voluto fare noi quando detenevamo la maggioranza.
Ci sono coloro che si schierano a sostegno delle ragioni del Sì nonostante Renzi… è il suo caso oppure a lei Renzi piace?
Mi colloco sicuramente tra i primi. Non sono un fan del premier, ma immaginiamo di togliere pure il ruolo di presidente del Consiglio a Renzi. Ecco, se andassimo a votare adesso quale potrebbe essere l’alternativa realistica all’attuale segretario del Pd? Chiaro che possiamo desiderare molto di meglio, ma tra le alternative possibili, chi potrebbe prendere in questo momento il suo posto? Faccio fatica a vedere qualcuno che mi possa dare – al momento – più tranquillità della già poca tranquillità che mi dà lo stesso Renzi.
Forse possiamo trovare in questo suo ragionamento la spiegazione del pensiero espresso recentemente dal Cavaliere ai microfoni di RTL: “Di leader veri nella politica di oggi ce n’è uno solo, si chiama Matteo Renzi…”
Probabilmente le intenzioni di Berlusconi, in quel caso, non si riducevano solamente a questo. Renzi ha sicuramente un gran merito. Quello di aver fatto venire allo scoperto all’interno del suo partito i nostalgici del vecchio partito comunista. Devo dire che se non fosse per altro, almeno per questo, io, un sostegno glielo darei!
Secondo Pera e Urbani Berlusconi sbaglia a dire no alla riforma, una riforma di stampo centrodestra. Lei è d’accordo?
Sono d’accordo sul fatto che Berlusconi avrebbe dovuto dire di Sì, ma credo non avrebbe avuto altra scelta. Se avesse detto sì alla riforma avrebbe rotto subito l’unità – o meglio la potenziale unità – del centro destra. Nonostante io non creda che il centro destra attuale abbia un futuro, se Berlusconi avesse detto Sì alla riforma, avrebbe potuto indebolire pericolosamente le sue potenzialità e quelle del centro destra in generale. Dal punto di vista politico non lo condivido, ma capisco la sua tattica.
Abbiamo appena detto che il centro destra non sta vivendo uno dei suoi momenti migliori. Ecco, volevo chiederle come immagina il futuro azzurro? Ha già individuato un potenziale leader dopo la rottura del partito con Parisi?
Penso che la rottura con Parisi rappresenti un errore di Fi. Un errore, purtroppo, non nuovo nella storia del partito fondato dal Cavaliere. Non è la prima volta che si lancia un personaggio lasciando intendere che questo possa essere un possibile delfino e poi lo si brucia. Non credo sarà facile arrivare a un sistema di voto o a una nuova legge elettorale maggioritaria come lo è adesso, ma è più facile che l’attuale legge elettorale diventi in futuro più proporzionale. Date queste premesse, immagino che il centro destra come lo abbiamo visto in questi anni non troverà più ragione di esistere. Ogni partito andrà per conto proprio e quindi non ci saranno le coalizioni di centro destra o di centro sinistra.
Spera in una modifica dell’Italicum?
L’Italicum è una legge pessima, persino peggiore di quello che era il vecchio Porcellum. Credo sia indispensabile cambiarla. Non dimentichiamo che la Corte Costituzionale deve ancora pronunciarsi. Lo farà dopo il referendum e molto probabilmente boccerà in parte se non addirittura in toto l’Italicum e obbligherà le forze di Governo a rivederlo.
Come immagina i rapporti futuri tra Fi e Lega?
Mi auguro per il futuro del centro destra che gli equilibri vengano ristabiliti. Vede, Parisi è una persona intelligente nonostante non abbia un grande carisma personale. Questo lo allontana ancor di più dall’ipotesi che possa essere il sostituto di Berlusconi, ma il Cavaliere – d’altra parte – lo aveva scelto con queste caratteristiche appositamente (anche se lo negherebbe).
Non dimentichiamo però il successo di Parisi alle amministrative, il distacco con Sala è stato minimo.
Parisi è una persona che capisce la politica, che sa parlare e che si interfaccia quotidianamente con molti interlocutori. E’ una persona moderata con cui si può ragionare. Credo che adesso il compito di Fi sia quello di ricomporre un’unità.
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