Roma – Un partito a rischio frammentazione, nonostante alcune buone e giovani risorse interne. Così appare Forza Italia nelle parole di Dario Rivolta, l’ex parlamentare azzurro ed ex coordinatore di FI estero che, in questi giorni, sta lanciando il suo nuovo libro ‘ Il vero Berlusconi ‘. L’opera sarà presentata il prossimo 18 luglio a Desio, nella sala comunale intitolata a Sandro Pertini.
Come nasce l’idea di dedicare un libro alla biografia dell’ex Cavaliere e quanto tempo è stato necessario per l’elaborazione?
“L’idea di scrivere un libro sulla vita di Silvio Berlusconi è nata da una semplice chiacchierata di diversi anni fa con il corrispondente di Liberation in Italia, Eric Jozsef. Sapeva che conoscevo bene l’ex premier e che avevamo lavorato insieme, gli raccontavo spesso alcuni aneddoti su di lui e così, un giorno, gli venne l’idea di raccontare in un libro tutte queste storie, spesso non conosciute al pubblico. Cominciammo nel 2011, quando Berlusconi era ancora presidente del Consiglio, ma nel frattempo sono passati alcuni anni, a causa dei rispettivi impegni lavorativi e dei frequenti viaggi che comportano”.
Quali aneddoti ricorda, in particolare?
“Ce ne sono diversi, alcuni riguardano il periodo precedente a quella che viene definita la ‘discesa in campo’, quando Berlusconi era solo un imprenditore e non si pensava nemmeno lontanamente a un’attività politica. Nel libro ripercorro anche le iniziative internazionali e quella in Unione Sovietica, della quale scrissero tutti i giornali esteri. Infine si arriva al come e al perché nacque Forza Italia e alla storia che ne conseguì”.
Quali sono stati i motivi del consenso che Berlusconi ha raccolto per anni intorno alla propria figura?
“Il motivo del consenso nei suoi confronti è molto semplice e coincide, in realtà, con il fascino naturale che Berlusconi ha sempre avuto. Si tratta obiettivamente di una figura affascinante, la sua vita e i suoi successi come imprenditore hanno fatto credere a tutti che avrebbe potuto riportare lo stesso livello di successo anche nella vita pubblica italiana e nella gestione del Paese”.
Se è così attrattivo per quale motivo, ora, questo fascino sembra sfumato?
“I motivi dell’attuale insuccesso sono due. In primo luogo, nel Paese esistevano aspettative diffuse molto alte nei confronti di Berlusconi e della sua azione che non si sono mai realizzate, i sostenitori si sono sentiti traditi o delusi e si sono allontanati. Non dimentichiamo, poi, le vicende della sfera privata che, invece, sono diventate di dominio pubblico ad opera di alcuni giornali che hanno tolto all’ex premier quell’aurea di uomo superiore che aveva agli occhi di molti”.
Alcuni, nel partito, attribuiscono alla nuova compagna, Francesca Pascale, parte dell’offuscamento di Berlusconi.
“Credo anche io che sia possibile parlare di una grande influenza da parte della compagna e, anche se non posso affermarlo con sicurezza, molte cose me lo lasciano pensare. Vorrei poi sottolineare che, nonostante Berlusconi abbia sempre avuto una grande vitalità, non è più giovanissimo”.
Quindi ha ragione chi parla di un necessario ricambio generazionale?
“Abbiamo un presidente della Repubblica che è ben più grande di Berlusconi e mi sembra che regga molto bene il suo ruolo. Non è solo una questione di età, ma è chiaro che il dato anagrafico impone alcuni limiti”.
Proprio in considerazione di questo dato anagrafico, chi potrebbe prendere la sua eredità?
“Anche se fosse esistito un giusto erede, Berlusconi gli avrebbe impedito di crescere perché vuole sempre apparire come l’unico. Teme chiunque possa fargli ombra”.
Che fine faranno tutti quelli che, per anni, hanno vissuto di luce riflessa? Finito Berlusconi, si estinguerà anche il partito?
“Già oggi, se Berlusconi gli avesse lasciato il giusto spazio, ci sarebbe potuto essere un Fitto che, a mio avviso, è una persona dotata di notevole personalità e coraggio. Purtroppo, però, nel momento in cui Berlusconi dovesse abbandonare, è più probabile che partito si spezzetti in più filoni”.
A proposito di ex delfini, ha ragione Salvini quando attacca Alfano dicendo che i morti nel canale di Sicilia sono sulla sua coscienza?
“Non è Alfano a seguire una politica sbagliata, ma il buonismo ipocrita all’italiana. Salvini esagera i toni, ma dice una verità. La responsabilità dei morti e dei vivi, nel bene e nel male, è di chi ha deciso di intraprendere Mare Nostrum solamente per non dover dire ad alta voce che queste persone non devono partire”.
Non è giusto accogliere chi cerca una vita migliore?
“Bisogna distinguere tra chi arriva dalla Siria ed ha un oggettivo problema umanitario e tutti gli altri che cercano un buon futuro. E’ legittimo che lo facciano, ma noi non siamo in grado di offrire una vita migliore a chi viene da noi. E’ giusto accogliere chi viene dalla Siria e sfugge alla guerra ma noi, invece, non facciamo distinzione ed accogliamo chiunque. In questo modo si esagera e si fa buonismo. L’accusa di Salvini è vera, i trafficanti che speculano sono incoraggiati perché sanno che, anche se la loro barca si romperà o andrà alla deriva, ci sarà sempre una nave della Marina Militare italiana a raccoglierli”.
Come ex responsabile area internazionale del partito, qual è la sua opinione sulla nomina di Pessina al coordinamento di Forza Italia estero?
“Posso solo fare i miei migliori auguri all’ex senatore e auspicare che riesca a ridare vitalità agli Azzurri nel mondo, però non mi sembra che nel partito esista la giusta attenzione verso ciò che gli italiani nel mondo potrebbero fare di buono per la madrepatria. Non dipende da Pessina, il problema è che l’estero è stato abbandonato per troppo tempo e il fenomeno della delusione deriva anche da questo atteggiamento. Inoltre, mi domando in base a quale proposta politica dovremmo ripresentarci agli elettori. Non vedo nè un’identità politica di Forza Italia nè attenzione verso gli italiani nel mondo. Se ci sono, sono ben nascoste”.
Il problema dell’identità è riferito solo a FI nel mondo o anche all’Italia?
“Il problema dell’identità affligge tutti i partiti, ma Forza Italia in modo particolare”.
Si riferisce all’apertura di Berlusconi alle unioni gay?
“Sì, anche. Mi hanno fatto sorridere le ultime dichiarazioni dell’ex premier e della compagna. Come parlamentare avevo presentato una proposta di legge per legalizzare le unioni civili, a prescindere dal sesso, ma all’epoca fui fortemente attaccato dai vertici del partito e da quelli ecclesiastici. La cosa che, però, non posso dimenticare, furono le affermazioni che Berlusconi fece sul tema delle unioni civili, esattamente il contrario di quello che dice oggi. Se tutto questo rappresenta un cambiamento di linea, può essere il benvenuto, il problema è che non basta. Un partito può avere un’impostazione liberale, ma deve essere coerente e liberale in tutto, non solo verso alcuni argomenti”.
A quali situazioni o persone si riferisce quando parla di mancanza di attenzione verso la circoscrizione estero?
“A tutti quelli che sono venuti dopo di me, prima di Pessina c’è stato il vuoto. Spero che lui lo riempia ma ne dubito, non per la persona ma per il partito”.
Quali sono le cause di questo vuoto?
“Il vuoto è stato causato dal partito e anche da chi l’ha coordinato. Su Picchi ha ragione Pessina, lui si occupava dell’estero solo in via ufficiosa e non è mai stato incaricato formalmente e, ad ogni modo, essendo stato eletto più volte all’estero era in qualche senso parte in causa e, anche senza volerlo, era ovvio che potesse privilegiare la sua posizione personale mentre un profilo esterno non corre questo rischio”.
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