Oggi Mario Monti ha sciolto la riserva, il governo si è formato ed abbiamo appreso che è composto completamente da tecnici. Tra loro professori universitari, banchieri, l’ex presidente dell’Antitrust. Con il ghigno sul viso scorrevo i giornali di sinistra, frugavo tra le pagine Facebook di alcuni politici, militanti di sinistra e semplici simpatizzanti, o ancora davo un’occhiata agli antiCav, quelli duri e puri. La notizia comune a tutti i network che sono passati sotto i miei occhi è stata ovviamente quella di avere Mario Monti come presidente del Consiglio, e l’immensa felicità. L’uomo dei poteri forti collegato a doppio filo con la Goldman Sachs assieme a Draghi (Banca Centrale Europea), Peter Denis Sutherland (chiamato in Irlanda a risanare l’economia), Lucas Papadémos (Premier Greco che ha sostituito Papandreou), Romano Prodi (è stato trovato più volte a libro paga della Banca Usa), sono i figli di una chiara ed abilissima strategia che ha portato questo colosso americano a piazzare tutti i propri uomini nei ruoli chiave del potere. Ovvero coloro che hanno generato la crisi, oggi per assurdo sono chiamati a risolverla.
E’ possibile che la medicina al cancro della finanza siano le stesse cellule malsane del capitalismo distruttivo? Io non credo che malattia e cura possano coincidere. Ed oltre ad una questione di merito ne pongo una di metodo: Se il Governo Berlusconi è stato votato dal popolo, e quindi legittimato a governare per 5 anni come recita la Costituzione, è mai possibile che se si è rivelato il "medico sbagliato" a questa metastasi, non sia più il paziente (gli elettori) a chiamare lo specialista, ma Napolitano? Non siamo più degni come cittadini italiani di esercitare i nostri diritti? La classe dirigente non ha le capacità, o le manca il coraggio per varare i provvedimenti necessari senza chiamare il primo commissario che trova?
Sotto il naso, in modo sibillino, ci stanno portando via la democrazia. Ci stanno commissariando ripiegando i nostri interessi a quelli di freddi calcoli, parametri e spread di borsa. Un governo imposto dall’alto che non guarda più alle reali esigenze del Paese ma alla solvibilità degli istituti di credito. Un governo che chiede sacrifici per ripianare bilanci pieni di titoli tossici e lascia le piccole imprese sul lastrico. Un governo che taglia le pensioni e riduce i turn-over lasciando intatta la struttura dei Fondi Pensione, delle Sgr, dei Fondi comuni di investimento liberi di impiegare risorse e capitali reperiti sul territorio negli hedge funds esteri per massimizzare il saggio di interesse. In questa economia drogata guardiamo al tasso di interesse che un conto deposito paga, ma non al modo con cui selvaggiamente per perorare la causa del "rendimento impossibile" vengono ridotti ai minimi termini costi, servizi e forza lavoro. Viviamo in una bolla pubblicitaria, è l’ora di svegliarsi.
Abbiamo un compito ed un dovere da oggi in poi: capire quale ruolo diamo alla politica e quale alla finanza. Dobbiamo cercare di capire se la sovranità gioca ancora un ruolo cardine nella società moderna e se l’interesse nazionale debba prevalere o meno sul tasso di sconto della moneta. Abbiamo delle priorità da selezionare. A noi la scelta.
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