Da un lato abbiamo il progresso, quello razionale e tecnologico, quello della chimica da laboratorio e delle scienze informatiche. E dall’altro una storia pazza e assurda del fisco italiano, che non guarda alla sostanza, ma soltanto ai numeri di protocollo dell’accertamento, anche quando quest’ultimo offende, ferisce, irride, l’animo umano.
Sara Recordati è una giornalista-scrittrice di 47 anni, che nel 2016 per un tumore al seno molto aggressivo ha deciso di farsi operare privatamente – in struttura pubblica – sostenendo un costo di 12.500 euro, chemioterapia, ed acquisto di una parrucca per non vedere svilire la sua immagine, a fronte del trattamento sanitario.
L’Agenzia delle Entrate non si fida, nemmeno di una fattura emessa da una struttura pubblica. Figlia del sospetto (sic!) per le elevate spese mediche sostenute, ha chiesto la comprova che quei danari fossero stati davvero versati. Allorché sgomenta la Recordati ha ravvisato non solo il danno, ma anche la beffa: “Mi chiedono, oggi, il certificato CEE della parrucca e una richiesta medica che giustifichi il fatto che ne avessi bisogno come ‘supporto in una condizione di grave disagio psicologico’ perché ero rimasta senza capelli e non, per dire, per andare a una festa di carnevale”.
Per poi in una lunga asserzione concludere: “Non ho mai avuto problemi con il fisco, non ho certo guadagni iperbolici e sono serena per come ho sempre gestito le cose. La sensazione è di essere presi in giro da un apparato che non funziona e si accanisce su cose futili e, sinceramente, avverto della cattiva fede nel sospettare che una donna che voglia truffare il fisco per qualche decina di euro per una parrucca, dopo che ha fatto la chemioterapia. Questa ottusità mi addolora. Non si possono colpire le persone senza nemmeno considerare che sono, appunto, persone”.
Già, questa è la follia della burocrazia, dei super computer, degli algoritmi, delle macchine; non hanno un’anima, un cuore, non hanno il buon senso, non provano emozioni. E non ci può essere buon senso nel nichilismo di un chip. Tutto ciò che non viene vagliato dall’uomo ha insito un grave pericolo, finisce per essere appunto, disumano. Nel senso più tetro del termine.
Sull’altro fronte, arriva una tecnica descritta dal Politecnico di Zurigo per approntare il DNA degli oggetti, ovvero inserire nelle stampe 3D delle cose pezzi di codice, di informazione, che rendano unico quell’articolo e soprattutto ne descrivano le specificità di riproduzione. Mentre noi diventiamo sempre più insensibili, le macchine affinano la loro struttura avvicinandosi sempre più alla “razza biologica”.
Stiamo arrivando ad un punto di confusione, il passo è breve dal momento in cui l’androide sarà “come noi”, facendoci credere che in un dato momento piloti automatici, giudici algoritmici, fisco digitale, lavoratori bionici, siano meglio di noi e potremo abdicare ad ogni fatica essendo semplicemente serviti.
Una volta distrutta ogni possibilità di pensiero alternativo, libero, creativo, gli standard verranno imposti con forza, senza appello, senza la radice emotiva che ci rende un popolo, uno Stato, senza visione, senza anelare più ad una speranza di potere progredire nello spirito. Schiavi di un sistema, schiavi di regole ingiuste, schiavi di una moralità a prescindere, che evidentemente è uno spietato sovrano.
Abbiamo visto ad esempio i danni enormi che hanno prodotto i Governi tecnici a scapito di quelli politici, si è lamentato il fatto che un grande professore, un redattore di bilanci, quando segna un tratto sul foglio non guardi al giusto od allo sbagliato, non senta cosa provochi, come incide sulla vita delle persone. Immaginate un mondo di “leggi Fornero”, in ogni campo, in ogni aspetto, che vi chiuda il rubinetto dell’acqua per incompatibilità ambientale, che vi chiuda il conto-corrente per opportunità, che vi razioni il bancomat per equilibri finanziari, che vi procrastini un intervento chirurgico per perequare le spese sanitarie, che guardi ai fatti senza mai considerare i contorni, i recinti, le storie, in cui questi stessi si sono generati.
Non parleremmo mai più di una imprenditrice coraggiosa che vince la causa col fisco perché paga i dipendenti a scapito delle gabelle esattoriali, e non parleremmo mai più dell’eroe che imbraccia il fucile per salvare la vicina da un furto a mano armata. Si avvierà un programma e si eseguirà un processo. Come una retata militare. Ordini dall’Alt-F4. Sperando che il Cuore non vada in crash.