Novantuno milioni di euro dai partiti ai terremotati di Abruzzo, Emilia, Veneto, Lombardia ed Umbria. Con la firma del premier Mario Monti e la prossima pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale si e’ concretizza la lunga corsa, iniziata a maggio, del provvedimento che destina a favore dei territori colpiti dal terremoto i ‘risparmi’ del dimezzamento dei fondi pubblici destinati ai partiti. Un cospicuo tesoretto che in particolare interessa i comuni delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo colpiti dal sisma del 20 e 29 maggio 2012 ed a cui vanno oltre 61 milioni di euro. Venti milioni vanno poi ai comuni del cratere del terremoto in Umbria del 15 dicembre 2009. Alla provincia dell’Aquila vanno, infine, i rimanenti 10 milioni di euro.
Il cammino che ha portato a destinare i fondi dei partiti alla risoluzione dell’emergenza terremoto e’ stato molto lungo e non privo di sorprese. E’ iniziato lo scorso 24 maggio con l’approvazione da parte della Camera del disegno di legge e quella da parte del Senato del 6 luglio. Il testo prevede risparmi per 78 milioni nel 2013: questi, spiega il sottosegretario Antonio Catricala’, saranno ripartiti per altre diverse calamita’, come alluvioni e dissesti idrogeologici.
Il testo approvato a luglio puntava a modificare anche la disciplina di controllo dei bilanci dei partiti. Oggi la Giunta per il regolamento del Senato ha stabilito piú trasparenza e controlli sui bilanci dei gruppi. In particolare, impone il ricorso a societa’ di revisione esterna dei conti che verranno scelte dal Senato. Per il via libera definitivo si attende la votazione di domani dell’Aula di Palazzo Madama. All’approvazione di questi provvedimenti che incidono sui costi della politica, oltre all’attivita’ del governo, ha contribuito certamente il clima di indignazione popolare e il pressing dei media. L’opinione pubblica e’ irritata dai continui scandali per quello che il presidente della Repubblica ha definito ‘sperpero di risorse pubbliche’. I provvedimenti appaiono un freno a quell’ondata ‘populista’, come viene spesso chiamata nel ‘Palazzo’, che chiede sacrifici anche alla politica per far fronte alla crisi.
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