“Il successo consiste nel passare da fallimento a fallimento senza perdere l’entusiasmo”. (Winston Churchill)
“Smettila di pensare a cosa potrebbe andare male e inizia a pensare a cosa potrebbe andare bene”. (Roberto Benigni)
“Tutto andrà bene alla fine. Se non va bene, allora non è la fine”. (John Lennon)
“Coltivate sempre pensieri positivi, l’entusiasmo non può fiorire in un terreno pieno di paura”. (Napoleon Hill, saggista statunitense)
DA SAVONA A COTTARELLI E MENTANA
Sono convinto che dalla conclusione (se conclusione, col governo, ci sarà) della crisi politica si possono trarre alcuni elementi positivi e di fiducia. Vi propongo tre riferimenti di diversa caratura: lo stop alla rottamazione con la nomina di Paolo Savona; Carlo Cottarelli ed Enrico Mentana.
BASTA ROTTAMAZIONE
La rottamazione – una delle più sciagurate invenzioni di Matteo Renzi – è andata ufficialmente in soffitta dopo che l’insigne Paolo Savona, 81 anni, è stato considerato dapprima insostituibile e poi, comunque, indispensabile per il nuovo governo. Si torna al buon senso: largo ai giovani, largo spazio, ma torniamo a renderci conto lucidamente che i presunti vecchiarelli, non più rottamandi, sono in grado di dare una mano preziosa al pericolante baraccone italiano.
COTTARELLI E DIOGENE
Poi, Carlo Cottarelli, che mi ha ricordato Diogene. Tutti sanno che una volta Diogene, di giorno, uscì con una lanterna e gli chiesero perché. Rispose: cerco un uomo. Se vivesse oggi, Diogene faticherebbe molto a trovare veri uomini, ma con la sua lanterna uno almeno lo individuerebbe. Cottarelli: per il bene del nostro Paese ha permesso a Sergio Mattarella di usarlo cinicamente. Ha sopportato per qualche giorno l’ironia e il ludibrio di quasi tutti gli osservatori, infine si è ritirato con poche parole e indiscutibile dignità. Sentiremo ancora parlare di lui.
INFINE ENRICO MENTANA…
Infine, Enrico Mentana. Forse direte: che ci azzecca? Semplicemente si è confermato un campione, si è distinto nel chiasso televisivo, con le sue maratone, per incisività ed equilibrio. Merito suo, se per tre mesi abbiamo amato e odiato le estenuanti consultazioni, noiose e intriganti, contraddittorie, ricche di colpi di scena. Non vorrei santificarlo, vogliamo trovargli un difettuccio? Per me, forse è questo: ride per primo alle sue (divertenti, ammetto) battute. Peccato veniale, non è un comico. E la sua lunghissima carriera forse è ancora all’inizio.