Andrea Canepari se ne va. E’ stato un ottimo Ambasciatore per quasi cinque anni. Anni difficili. Era arrivato il primo febbraio 2017, in un paese dove la situazione era a dir poco delicata. “Finalmente”. E’ stato il coro unanime degli italiani residenti, alla notizia che nella Repubblica Dominicana stava arrivando un ambasciatore.
Da almeno tre anni i 50mila residenti che vivono qui non avevano servizi consolari: passaporti che scadevano, matrimoni che non si regolarizzavano e se nasceva un bambino bisognava andare a raccontarlo all’Ambasciata di Panama, facente funzione a oltre 1500 chilometri e due ore di volo.
Una storiaccia (compravendita di visti, conseguente bagarre, incazzatura del Governo italiano) aveva causato lo sfratto dell’intera squadra diplomatica. Tutti a casa. Motivazione ufficiale: un risparmio sulle sedi “meno importanti”.
Se l’erano bevuta in pochi. Il senatore Ricardo Merlo del MAIE, appassionato di logica e chiarezza, aveva obiettato che 50mila italiani non sono “meno importanti” ma “molto importanti”, soprattutto visto che restava in piedi la sede del Nicaragua (912 residenti) e stava per essere aperta quella della Mongolia, 27 iscritti Aire.
Niente da fare. Era passato il tempo. Poi finalmente, l’annuncio: l’Ambasciata riapre. Ambasciatore destinato plenipotenziario, Andrea Canepari, professionalmente ineccepibile e molto rispettato, diplomatico moderno e alla mano, credenziali perfette. Nuova Cancelleria diplomatica, nuova sede, nuove relazioni politiche, economiche, culturali, consolato efficiente e ben organizzato. Fine di un incubo.
Era tornato il sorriso, sul momento anche un tantino incredulo. Tra le battute scherzose di accoglienza, questa: “Allora possiamo ricominciare a fare i bambini”.
La squadra diplomatica si e’ mossa subito con buona lena, competenza, efficienza. Rete informatica nuova di zecca, accessi facilitati e guidati bene, buona comunicazione con gli utenti, orari di visita ordinatamente organizzati con facilitazioni per le fasce deboli (niente attese per gli over sessanta). E poi manifestazioni e occasioni d’incontro culturali e sociali, opportunita’ volte a facilitare i rapporti e a tenere informati tutti su appuntamenti eventi e celebrazioni di madrepatria.
Ma la mossa vincente del nuovo ambasciatore era stata il giro del Paese per conoscere, farsi conoscere, dialogare con la comunita’ italiana. Un evento gestito con maestria: incontri poco formali improntati al relax, location nostrane tipo locali all’aperto e giardini fioriti, un brindisi e via con domande e risposte, segnalazioni e istanze.
Il savoir faire ha prevalso su un clima inizialmente un po’ teso e ben presto ha aperto la strada alla distensione e al sorriso. Sono passati quasi cinque anni. Anni burocraticamente sereni e senza traumi.
I bambini hanno ricominciato a nascere e a raccontarlo senza traversie, i passaporti a riavere i loro timbri, le scartoffie a funzionare, le celebrazioni a celebrare, gli eventi a rifiorire e le comunicazioni hanno ripreso l’abitudine di andare avanti e indietro alla svelta e senza intoppi.
Grazie, Ambasciatore. Buona fortuna. E al nuovo diplomatico entrante Stefano Queirolo Palmas, che presenta credenziali altrettanto prestigiose, benvenuto e buon lavoro.