L’inchiesta costituisce un rivolo del filone d’indagine aperto dalla Procura di Roma la scorsa estate, sulla presunta tangente di 40mila euro pagata dai Paganelli all’ex consigliere di amministrazione dell’Enac, Franco Pronzato – che l’avrebbe divisa a metà con Morichini – per accelerare la pratica volta a ottenere il Coa (Certificato di operatore aereo), atto necessario alla Rotkopf per potere partecipare alla gara per i voli tra l’Isola d’Elba, Firenze e Pisa. La vicenda si era conclusa con le richieste di patteggiamento da parte di Pronzato, accusato di corruzione, e dei presunti corruttori, Viscardo Paganelli e il figlio Riccardo. Nata dalle dichiarazioni dell’imprenditore Pio Piccini, arrestato per bancarotta nel luglio 2010, che aveva rivelato ai pm i suoi accordi con Morichini per ottenere commesse da Finmeccanica: in cambio, a suo dire, avrebbe dovuto finanziare il Pd e la fondazione Italianieuropei. I magistrati cominciano dunque a indagare sulle attività di mediazione di Morichini e della sua società, la SdB. L’attenzione si concentra sugli appalti per collegamenti aerei low cost fra l’Isola d’Elba e gli scali di Pisa e Firenze. Appalti per oltre un milione di euro assegnati per l’appunto a una società cliente di Menichini, la Rotkopf di Viscardo Paganelli e del figlio Riccardo. Nonostante, secondo le aziende concorrenti, non ne avesse i requisiti, possedendo solo un aereo monomotore (che nel resto d’Europa è utilizzabile solo per il trasporto merci). Vien fuori che un’altra società di Paganelli, la Foretec, ha emesso in favore di Morichini fatture per operazioni quantomeno sospette per circa 90mila euro. Ora, nel registro degli indagati per presunte tangenti, viene iscritto l’onorevole Massimo D’Alema, con l’accusa, formulata dalla Procura di Roma, che si riferisce a cinque passaggi aerei gratuiti che l’ex presidente del Consiglio avrebbe accettato a bordo dei Cessna della Rotkopf Aviation, la compagnia low cost di Viscardo e Riccardo Paganelli. L’esponente del Pd è già stato interrogato dai pm Paolo Ielo e Giuseppe Cascini una decina di giorni fa, ma la notizia è stata diramata solo oggi.
E mentre Fabrizio Cicchitto è garantista ed afferma: “francamente, ad una prima lettura di quello che appare sulle agenzie, le motivazioni dell’avviso di garanzia a D’Alema ci appaiono forzate”; ci va giù duro Maurizio Gasparri che, inoltre, dice: “Vado sempre d’accordo con Cicchitto. Ma non questa volta, poiché l’avviso di garanzia a D’Alema è giusto e meritato e semmai solo tardivo”.
Il legale di D’Alema afferma che ai giudici sono stati forniti “tutti i chiarimenti”, ma il fatto è, come scrive oggi Libero, che è proprio quella compagnia aerea low cost – la Rotkopf Aviation – finita poi al centro di una clamorosa inchiesta della Procura di Roma. Poiché i pm hanno accertato che i suoi proprietari, per ottenere appalti e abilitazioni dall’Enac (Ente nazionale aviazione civile) su tratte interne e sempre per il tramite dell’amico di D’Alema di cui sopra, hanno versato tangenti a un consigliere d’amministrazione dell’ente stesso, Franco Pronzato. Il quale era anche un dirigente del Partito Democratico (responsabile trasporto aereo), nonché ex collaboratore di Pierluigi Bersani quand’era ministro dei Trasporti. Peraltro anche gli stessi proprietari della compagnia aerea, Viscardo e Riccardo Paganelli, figuravano tra i finanziatori di Italianieuropei nel 2009 e nel 2010 – due versamenti da 15mila euro, però regolarmente dichiarati. Insomma, nonostante il patteggiamento, l’inchiesta continua, anche perché, dagli appunti trovati durante le perquisizioni negli uffici dei Paganelli, affiorano altri nomi legati al Partito Democratico. Fra cui quello del presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini: inizialmente si parla di 20mila euro che i Paganelli le avrebbero versato in cambio di agevolazioni nelle commesse. E poi pagamenti anche a favore di Roberto Gualtieri, che del Pd è eurodeputato. La Marini e Gualtieri negano risolutamente le accuse, di elementi che provino passaggi illeciti di denaro non ne emergono e infatti nemmeno vengono indagati. Mentre indagato, dopo i domiciliari a Pronzato e i Paganelli e la scarcerazione di Smeriglio, risulta l’onorevole D’Alema, ancora una volta sgradito dai giovani del Pd e che oggi, su Repubblica, risponde piccato alle richieste di Pippo Civati e Debora Serracchiani, che gli domandano, una volta per tutte, di fare un passo indietro. “È da molto tempo che io non faccio più parte del gruppo dirigente di questo partito. Sono loro – ha detto l´ex presidente del consiglio, arrivando ieri in Sala Borsa a Bologna, per la mostra del Pci) che continuano a cercarmi. Non è un buon segno, è una distorsione mentale”. Poi arringa la folta platea rilanciando la sua idea di una politica che cerchi “il consenso sul domani e non sull´oggi”, fatta di un riformismo che sia legato a una alleanza con i cattolici del centro, con Bersani candidato premier. Quindi chiude con la sua solita sardonica cattiveria, affermando di non essere “uno di quei giovani che va dicendo al mondo di volersi candidare”. Infine gli giunge notizia dell’avviso di garanzia.
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