"L’Italia spende per la cultura lo 0,2 per cento del bilancio dello Stato, la Francia l’1 per cento. Cinque volte tanto. E’ così da sempre. Il livello di investimento francese è questo dai tempi di Francois Mitterrand, quello italiano è così basso da sempre, responsabilità dei governi di ogni colore politico". Lo afferma Alain Le Roy, ambasciatore di Francia in Italia che si prepara a chiudere il suo incarico, in una intervista a Il Fatto, nella quale sostiene che il Belpaese deve spendere di più per la cultura: "In primo luogo sono soldi spesi bene perché servono a educare i giovani" e inoltre "l’industria culturale dà più posti di lavoro dell’industria dell’auto. Questo avviene grazie alla spesa statale nel settore. Per questo penso che lo scarso livello di spesa dell’Italia, in questo scenario di crisi economica e disoccupazione, si traduca in un’occasione persa, in un tesoro buttato", "capisco che il momento è difficile, e lo è per tutti in Europa. Però noto che in Francia la crisi economica sta colpendo duramente, eppure mai nessuno ha introdotto nel dibattito pubblico l’idea di tagliare i fondi alla cultura".
Della linea di delegare ai privati manutenzione e sfruttamento economico dei beni culturali dice: "Non è tra le soluzioni prese in considerazione dal governo francese. Il Louvre, per esempio, nessuno ha mai pensato di privatizzarlo. Accoglie ogni anno circa 10 milioni di visitatori, ma ben il 40 per cento dei suoi ricavi vengono dai privati, sotto forma di contributi e donazioni. Quando il sistema funziona, aziende e fondazioni private sono incoraggiate a intervenire con i loro contributi. Naturalmente questo anche grazie a meccanismi di sconto fiscale, una strada sulla quale il ministro Dario Franceschini lavora nella stessa direzione".
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