La cultura al centro di un nuovo modello di citta’ con piu’ risorse e investimenti e meno spazio per la politica nella gestione di musei, siti archeologici e luoghi di spettacolo. Ma anche piu’ apertura ai privati, associazioni, cooperative, terzo settore. Fai, Federculture e Italia Nostra guardano a Roma e invitano la nuova amministrazione che uscira’ domenica e lunedi’ dalle urne a ‘voltare pagina’, cominciando da un settore che – denunciano – negli ultimi anni e’ stato particolarmente trascurato, con risorse diminuite di oltre 15 milioni di euro in 5 anni e una spesa che rappresenta solo il 2,2% del bilancio comunale, il valore piu’ basso tra quello delle grandi citta’ d’arte italiane.
Il panorama, sottolineano dati alla mano le tre associazioni, e’ decisamente sconfortante: patrimonio dell’Umanita’, Roma non sfrutta a pieno la sua fortuna, con i suoi 5 piu’ grandi musei che tutti insieme non superano i 3,6 milioni di visitatori l’anno contro i 25,3 di Londra, i 23,4 di Parigi, i 15,4 di New York. Ma anche teatri che in un anno accolgono non piu’ di 2 milioni di spettatori contro i 28 milioni dei teatri di New York, i 12 milioni di Tokyo, i 14 di Londra. Nella capitale anche il turismo delude, con le presenze che nel 2012 crescono del 4,2% rispetto al 2011 ma un numero totale (23 milioni) che la vede superare per la prima volta da Berlino (25 milioni) oltre che da Parigi (29). Colpa di una spesa per il settore che cala (solo 58,92 euro per abitante nel 2012, a Milano e’ di 66,15 euro a Firenze 118,70) ma anche, secondo le tre associazioni, di una carenza di strategia a medio e lungo termine. Tanto piu’ che quello della cultura e della creativita’ a Roma, sottolineano, e’ un settore economico cruciale ‘ che genera un valore aggiunto di circa 9,5 miliardi di euro l’anno, il 12,3% dell’economia culturale nazionale. E da’ lavoro a 141 mila occupati, l’11% degli occupati totali in cultura, piu’ dell’edilizia, che ne conta 43.500.
Da qui le sei proposte, rivolte a Roma, alla vigilia del ballottaggio delle amministrative, ma anche al governo nazionale e al Mibac, ‘ridotto all’osso’ dai tagli – come sottolinea il presidente del Fai ed ex presidente del Consiglio Superiore dei beni culturali Andrea Carandini. Che vede Roma come lo specchio dell’Italia e lancia il suo allarme: ‘entro due anni, con i pensionamenti in corso e senza nuove assunzioni, il ministero dovra’ chiudere i musei’. Prioritario, spiega il presidente di Federculture Roberto Grossi, affidare al futuro vicesindaco ‘una delega per la cultura molto forte affiancata da quella al turismo’. E non solo: sebbene molti dei modelli culturali nati negli anni ’80 dall’Auditorium a Palaexpo si siano dimostrati vincenti, va ripensato il sistema dell’offerta culturale che deve diventare policentrico, con ‘nuove e piu’ ampie forme di collaborazione pubblico -privato, di cooperazione con soggetti sociali del terzo settore e di affidamento a privati di spazi e servizi, laddove ce ne siano le condizioni anche per il recupero di luoghi abbandonati nelle periferie da dare in gestione a imprese giovanili o ad organismi di volontariato’. Piu’ spazio per il contemporaneo, dall’arte allo spettacolo ‘rendendo Roma una fabbrica di cultura contemporanea’ . Ma anche: ‘programmazione e certezza dei finanziamenti’ , ‘dando peso ai risultati nella distribuzione delle risorse’. E ancora: piu’ sostegno alla produzione culturale, con la destinazione del 25% della tassa di soggiorno (13,5 milioni del 53 raccolti nel 2012) ad investimenti nel settore. Infine piu’ attenzione al turismo destinando un altro 25% delle entrate da tassa di soggiorno ad investimenti nella tutela della citta’.
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