Il crollo del ponte Morandi a Genova sta mettendo in tragica evidenza il danno gigantesco per Genova, la Liguria e l’Italia intera, causato dalla sciagurata opposizione esercitata per decenni dai comunisti e dai verdi e, fin dalla sua nascita, dal Movimento Cinque Stelle. La loro accanita opposizione ha ritardato o ha bloccato la realizzazione di opere infrastrutturali assolutamente indispensabili, come il Terzo Valico e la Gronda di Genova. Se quelle opere fossero state attuate, è certo che si sarebbe evitato di sovraccaricare il ponte con una enorme quantità di autoarticolati pesanti, traffico che non era stato previsto al momento della sua progettazione e costruzione.
Appare quindi insopportabile l’indecente presa di posizione del ministro dei Trasporti Toninelli, che si è scagliato immediatamente contro la società Autostrade, le cui responsabilità sono certamente possibili, ma dovranno essere appurate. Proprio lui, esponente del M5S, movimento che dalla sua nascita ha boicottato sia il Terzo Valico che la Gronda, dovrebbe oggi essere sotto accusa.
Sia Toninelli che Di Maio, inscenando un immediato processo mediatico e annunciando irriflessive decisioni punitive, che probabilmente si dovranno rimangiare, hanno messo ancora una volta in evidenza il loro animo giustizialista e antidemocratico.
Chi scrive, essendo ligure, conosce molto bene la realtà locale. Nel lontano 2007 pubblicai un articolo, del quale riporto il seguente passo: “Il caso di Genova è quello più grave, perché ha comunicazioni autostradali e ferroviarie datate e assolutamente insufficienti. Verso la Francia c’è ancora un tratto a binario unico. Per l’asse verso Milano è indispensabile una nuova linea, eppure gli ambientalisti hanno bloccato il Terzo Valico, approvato dal precedente governo Berlusconi e si oppongono perfino che sia finanziato con capitali privati. Sul tema delle infrastrutture l’Italia deve fare i conti con l’ostruzionismo prevaricatore dei verdi e dei comunisti, per i quali lo sviluppo delle vie di comunicazione rappresenta un fatto negativo. In questo modo, mediante la collaudata tattica del ritardare indefinitamente, oppure bloccando fisicamente i cantieri, come accaduto in Val di Susa per la TAV, tuttora impediscono opere necessarie che, nel migliore dei casi, saranno disponibili solo per la prossima generazione”.
Ancora del 2007, riporto il seguente passo di un altro mio scritto: “Sull’autostrada da Milano a Genova, nel tratto appenninico, si viaggia ancora sul vecchio tracciato della camionale del 1935. Per il terzo valico ferroviario si continua ad assistere a un indecente palleggiamento di responsabilità e di decisioni rinviate, per l’immancabile veto dei verdi e dei comunisti. Intanto i treni continuano a viaggiare a settanta all’ora. Stesso discorso di deve fare per la Gronda, la nuova autostrada intorno a Genova, che risolverebbe il problema del traffico al collasso. Si discute di alternative di percorso, gronda alta, gronda media, o gronda bassa, ma di gronde appaltate o in costruzione non vediamo l’ombra. Continuando così non saranno sufficienti altri vent’anni”.
Da allora sono passati ben undici anni, eppure posso e devo ripetere le stesse cose.
Chi scrive ha appoggiato Salvini quando la Lega aveva il 4% e ha seguito con favore la sua crescita, ottenuta principalmente grazie alla sua ferma opposizione all’immigrazione incontrollata, facilitata dai precedenti governi e sostenuta da enormi interessi economici e geopolitici. Ho però immediatamente criticato, fin dal primo giorno, l’alleanza della Lega con il M5S. La tragedia di Genova e il nodo delle infrastrutture stanno mettendo in evidenza oggi le insanabili contraddizioni di questa innaturale e perniciosa alleanza. Mi auguro che Salvini se ne renda conto e metta in atto una modifica nel percorso politico della Lega, evitando così che le divisioni nel Centrodestra diventino insanabili e il governo Conte possa fare troppi danni.
A dire il vero, stento a scrivere “governo Conte”, perché ogni intervento dell’attuale presidente del Consiglio non fa altro che evidenziare la sua totale mancanza di carisma e di autorità. Abbiamo proprio un premier Travicello. Consigliamo di andare a rileggere la favola di Esopo: dopo il Re Travicello, potrebbe arrivare il serpente. Spetta pertanto ai neoeletti, e in ultima analisi agli italiani, uscire dallo stagno delle rane in cui siamo caduti, prima che sia troppo tardi.