Il Venezuela vive una crisi sempre più profonda. Chi può, lascia il Paese. Tanti i connazionali presenti in terra venezuelana. L’Italia non può e non deve abbandonarli. “Mi sono recato spesso in Venezuela; negli ultimi anni con una frequenza maggiore, proprio in ragione della grave crisi economica, umanitaria e politico-istituzionale”: a parlare è l’On. Fabio Porta, Pd, che a colloquio con ItaliaChiamaItalia spiega: “In questa occasione la visita è stata particolarmente breve, anche perché coincideva con quella del Responsabile italiani nel mondo del PD Eugenio Marino e quella del Vice Ministro agli Affari Esteri Mario Giro. Poco più di 24 ore nel corso delle quali però sono riuscito a incontrare i miei colleghi venezuelani della MUD, i rappresentanti della collettività italiana, i responsabili del PD Venezuela, i familiari dei detenuti politici e le nostre autorità diplomatico-consolari”.
Ha potuto osservare qualche situazione anomala?
“Per la prima volta, nonostante avessi presentato alle autorità doganali il mio “passaporto di servizio” (quello in possesso dei parlamentari quando si recano all’estero nell’esercizio del loro mandato), ho dovuto attendere a lungo per superare il controllo e uscire dall’aeroporto; la stessa cosa, stranamente, è successa ad Eugenio Marino: questa doppia “lunga verifica” non ci è sembrata normale e consueta e dà un po’ l’idea del difficile clima che da qualche anno vige in Venezuela.
Che impressione le ha fatto l’incontro con i deputati dell’opposizione?
Mi hanno impressionato la loro determinazione e dignità, l’amore per il loro Paese e la fiducia nel sostegno popolare. C’è una grande aspettativa nei confronti della pressione internazionale e – soprattutto – riguardo al ruolo che l’Italia può esercitare in questa crisi proprio in ragione della grande presenza italiana in questo Paese. Mi hanno poi colpito e sorpreso le difficoltà, anche organizzative e di bilancio ordinario, del Parlamento, rispetto al quale i deputati della MUD denunciano una sorta di continuo boicottaggio da parte delle autorità di governo.
Che cosa auspica che avvenga con il dialogo?
Intanto che il dialogo “avvenga”, appunto. Sembra un gioco di parole ma non lo è. Non esiste alternativa al dialogo ma al tempo stesso perché questo dialogo ci sia occorre disponibilità e buona fede da entrambe le parti. I gesti e le decisioni del governo (ultima tra tutte la sospensione del ‘referendum revocatorio’) non vanno esattamente in questa direzione. Ciononostante, continuo a credere che occorre insistere fino all’ultimo e anche di fronte a queste difficoltà sulla ripresa del dialogo, come auspicato dal Vaticano e dalla comunità internazionale.
Quali consigli si sente di dare ai venezuelani e agli italo-venezuelani?
Ai venezuelani chiedo di non scoraggiarsi e di mantenere la dignità che fino ad oggi ha permesso loro di affrontare la più difficile crisi della loro storia; e ovviamente di continuare a credere nella forza della mobilitazione popolare e della democrazia, anche quando questa appare messa in discussione da un governo poco rispettoso del Parlamento e della volontà popolare.
Agli italo-venezuelani di continuare ad avere fiducia in chi, in Parlamento o nel Governo, ha dimostrato in questi anni di non averli dimenticati: la soluzione della vicenda del pagamento delle pensioni, che ho seguito in prima persona come è testimoniato dalla lettera che ho ricevuto poche settimane fa dal Presidente dell’INPS Boeri, dimostra che quando si lavora con competenza e determinazione le risposte alla rivendicazioni delle nostre collettività arrivano, anche in situazioni drammatiche come quella del Venezuela.
E poi?
Voglio solo aggiungere che è importante non fare calare il sipario e il muro del silenzio sulla situazione venezuelana; quindi grazie e complimenti a tutti coloro, giornalisti e organi di informazione ‘in primis’, che continuano a tenere alta la tensione e l’attenzione su questa crisi; soprattutto in Italia, un Paese che non può e non deve mai dimenticare i forti legami storici e di sangue che ci legano a questo Paese lontano geograficamente ma tanto vicino ai nostri cuori.
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