"Per anni la commedia all’italiana è stata bistrattata dai seriosi simposi degli intellettuali che a tutto ciò che esulava dal loro circolo, riservavano il disprezzo che si riserva alle macchiette e ai cialtroni. Ora, in forma diversa, anche se la situazione generale mette i brividi, si gode la sua rivincita". Lo afferma il "re dei cinepanettoni" Enrico Vanzina in una intervista a Il Fatto nella quale sostiene che "questo paese è diventato la landa del cazzeggio continuo senza mai un istante in cui ci si fermi a riflettere" e "il cafone di ieri, osservato con orrore da chi nel nuovo ricco vedeva l’usurpatore, era ignaro della propria cafoneria. La sventolava semplicemente, senza curarsi del contesto" mentre il cafone contemporaneo "è compiaciuto, tronfio, perfettamente consapevole di esportare un piccolo modello di successo. Se lo tiene stretto, non dubita mai. E’ terribile? Sì, lo è. Ma ormai il Cafonal è stato sdoganato, difficile invertire la tendenza".
"Credo che il punto di non ritorno si sia verificato con il declino di Berlusconi. Il paese si è visto proporre i bocconiani e ha detto no. Non conta che Mario Monti sia stato bravo o pessimo e io sicuramente non ce l’ho con lui, ma quell’epoca è stata il manifesto della noia. ‘Sapete che c’è?’ si è detto un vastissimo pezzo di Paese: ‘Meglio il cafonal della tristezza, meglio morire coatti che vivere nell’autoflagellazione, meglio l’allegria. Non abbiamo più niente e forse moriremo affogati nei debiti, ma almeno lo faremo ridendo".
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