Da una parte la Grecia, a poco piu’ di un passo dall’uscita dall’euro. Dall’altra la Spagna, impantanata in una crisi del sistema creditizio che si intreccia pericolosamente con quella del debito sovrano. Questo lo scenario ad alta tensione per il futuro della moneta unica europea con cui domani dovranno fare i conti i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo mentre diventa sempre piu’ urgente varare una concreta strategia per il rilancio della crescita.
Per l’Italia e’ previsto l’arrivo a Bruxelles del presidente del Consiglio, Mario Monti. Per rilanciare lo sviluppo, porta in tasca la proposta di lasciare fuori dal Patto di bilancio per tre anni gli investimenti produttivi. Per ridare fiato alle imprese cerca un accordo per poter pagare i debiti della pubblica amministrazione. Forse sfruttera’ l’occasione per sondare le posizioni dei suoi interlocutori. Piu’ probabilmente ne parlera’ con il presidente della commissione Ue, Jose’ Manuel Barroso, nell’appuntamento fissato per martedi’.
Ma intanto i riflettori continuano a essere puntati su Atene e Madrid. Due situazioni diverse ma entrambe con un forte potenziale esplosivo. Verso la Grecia, dove ancora non si vede una via d’uscita dall’impasse politico, continuano ad essere lanciati avvertimenti. A dare fiato al pensiero di almeno una parte dell’opinione pubblica tedesca e’ stato lo Spiegel con una frase in copertina:’Perche’ la Grecia adesso deve lasciare l’euro’. E il governatore della banca centrale del Belgio, Luc Coene, si e’ aggiunto al coro di quanti, in questi giorni e ai piu’ alti livelli, hanno ammesso che l’uscita di Atene dall’euro ‘sarebbe possibile’ anche se l’ideale sarebbe ‘che tutti gli Stati restassero nel club’.
Se Atene piange, la Spagna non ride. Le previsioni economiche presentate dalla Commissione Ue venerdi’ scorso – e che saranno sul tavolo dell’Eurogruppo – hanno certificato che il rapporto deficit-Pil, senza interventi correttivi, e’ destinato a restare oltre il 6% nel 2012 che nel 2013. E potrebbe andare ancora peggio a causa dei soldi che Madrid dovra’ tirare fuori per evitare il collasso delle suo sistema bancario. Intanto diverse banche, Santander in testa, annunciano accantonamenti per oltre 6 miliardi di euro. Come uscirne?
In attesa di sapere che cosa dira’ ai suoi colleghi il ministro delle Finanze spagnolo Luis de Guindos, a Bruxelles si osserva che ‘il caso della Spagna sara’ un test cruciale’ per valutare l’effettiva possibilita’ di applicare in maniera flessibile, o ‘non stupida’ che dir si voglia, le regole che impongono una rigida disciplina di bilancio. Ovvero per verificare se, davanti a una situazione cosi’ critica, l’Ue – e soprattutto la Germania – accettera’ di allentare un po’ le ganasce del Patto per lasciare piu’ tempo a Madrid per mettere i conti in ordine evitando di strangolare l’economia. ‘Quella di domani sara’ una riunione molto politica’, ha osservato non a caso un alto diplomatico. Aspettando che si compia la transizione Sarkozy-Hollande, il vero confronto sul tema del rigore e della crescita e’ rinviato al vertice straordinario del 23 maggio, dopo che il nuovo inquilino dell’Eliseo si sara’ insediato e avra’ incontrato, martedi’ prossimo, Angela Merkel.
L’Eurogruppo sara’ l’occasione per un primo confronto post-elezioni. Domani si parlera’ di nomine: alla Bce, al nascente fondo salva-Stati Esm e alla Bers. Poi martedi’ sul tavolo dell’Ecofin torneranno due temi controversi quanto importanti: il recepimento delle regole di Basilea 3 sui requisiti per la capitalizzazione delle banche e la possibilita’ di negoziare con Paesi terzi, in primo luogo la Svizzera, accordi per combattere l’evasione fiscale.
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