Giulio Tremonti ha tenuto la sua audizione davanti al Parlamento. Il ministro dell’Economia ha parlato dell’attuale crisi finanziaria che ha colpito l’Italia, una crisi che si è "intensificata" in modo "verticale", velocissimamente. Per questo si è reso necessario intervenire nella Costituzione, inserendo nella Carta il pareggio di bilancio: "su questo – aveva detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ieri – ci stiamo già lavorando". Tremonti da parte sua ha spiegato che cambiare l’articolo 81 costringerà "a scelte di maggiore rigore, perché non si può più spendere più di quello che prendi".
Il pareggio di bilancio è stato anticipato al 2013, perchè da quando c’è stato il voto della Camera sul decreto "sono emersi fatti nuovi che hanno modificato il corso delle nostre attività", la crisi è precipitata, la situazione si è aggravata, e quindi c’è bisogno di fare in fretta e prendere le misure opportune.
Il ministro dell’Economia sul punto che riguarda il pareggio di bilancio nella Costituzione si augura che ci sia responsabile collaborazione fra maggioranza e opposizione.
Per ciò che riguarda i "suggerimenti esterni", quelli arrivati dalla Bce, contengono indicazioni che parlano di più tagli alla spesa, piuttosto che maggiori entrate. Insomma, c’è da stringere la cinghia ulteriormente.
Fra le proposte tese ad incidere sul risanamento dei conti pubblici, il governo potrebbe "accorpare sulla domenica le festività, ferme quelle religiose che sono oggetto di trattato", ha detto Tremonti. Questo potrebbe essere un modo "tipicamente europeo per aumentare la produttività sistemica". Governo pronto anche ad "ad aumentare la tassazione delle rendite finanziarie dal 12,5% al 20%".
Il mercato del lavoro "va reso più flessibile", evitando però "forme di abuso dei contratti a tempo determinato", perchè con questo tipo di contratti "si creano effetti di instabilità personale che creano effetti di instabilità anche per l’economia", ha ammesso il ministro. Previsto anche il cosiddetto "diritto a licenziare", "una spinta alla contrattazione a livello aziendale". Allo studio del governo inoltre misure più forti per contrastare davvero l’evasione fiscale, in particolare sui casi di mancata emissione di fattura o scontrino.
Per porre un margine alla crisi, sul tavolo del governo c’è anche l’ipotesi di "tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici", oltre che "la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali, dei servizi professionali e la privatizzazione su larga scala dei servizi locali".
Nell’ultimo passaggio dell’intervento di Tremonti c’è il taglio ai costi della politica: bisogna intervenire "con maggiore incisività", per risparmiare ma anche per dare l’esempio. "Dobbiamo tornare su questa materia con l’impegno che non è solo riferito ai costi della politica, quanto dei politici, quanto prendono ma anche quanti sono. Soprattutto sono le complessità del sistema che, stratificandosi nel corso degli anni, hanno oggettivamente causato un effetto di blocco, di manomorta e di costo eccessivo". Governo quindi che va avanti sulla strada della riduzione dei parlamentari, e questo è un bene.
Discussione su questo articolo