A volte Silvio Berlusconi non riusciamo a capirlo fino in fondo. Sia chiaro: per noi il presidente del Consiglio e’ un uomo dalle indubbie capacita’ politiche: quando si tratta di raggiungere risultati concreti, quando si tratta di rispondere alle emergenze, e’ il numero uno. Poi pero’ il premier se ne esce con cose tipo "il decreto sviluppo? Non c’e’ fretta". Ma come non c’e’ fretta? Il governo e’ accerchiato, l’Italia intera e mezzo mondo chiedono all’esecutivo di scoprire le carte, di dare una spinta forte alla crescita del Paese, di comunicare direttive e indirizzi, ma Berlusconi dice che "non c’e’ fretta". Non e’ finita: alle imprese, che avvertono il governo che il countdown ormai e’ scaduto – "non c’e’ più tempo" – il Cavaliere risponde che "soldi non ce ne sono, vedremo cosa riusciremo a fare". Come dire che non essendoci il becco d’un quattrino il governo comunque si inventera’ qualcosa. Insomma, "io speriamo che me la cavo". Ma se il futuro dell’Italia lo abbiamo ipotecato con un enorme debito, come possiamo guardare oltre l’orizzonte? Come possiamo anche solo sperare di farcela?
Va bene, Silvio ieri alla Camera, mentre rilasciava dichiarazioni ai giornalisti, era rilassato. "Siamo tranquilli, andiamo avanti": forse era più sereno del solito anche grazie alla notizia che lo vede prosciolto dal caso Mediaset. Ma un presidente del Consiglio a cui si chiede, oggi più che mai, di dare un colpo di reni allo sviluppo dell’Italia, non puo’ dire che non c’e’ fretta. E’ ora di agire adesso. Anche perche’ non c’e’ altra via d’uscita. Silvio questo lo sa?
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